domenica 15 gennaio 2012

METODI NATURALI DI STIMOLO DEL TRAVAGLIO...

Alla fine è successo. Non esattamente “quando meno te lo aspetti”, ma sicuramente come meno te lo aspetti.
Confutando ogni scarsa certezza accumulata in questi mesi di attesa e aprendo scenari nuovi.
Alla fine ti svegli di notte e capisci che qualcosa sta per succedere, ma è meglio andare per gradi, esattamente come le cose non sono andate nell’ultima settimana.
Parliamo ad esempio dell’ultimo appuntamento per il controllo Gravidanza Oltre Termine fissato per lunedì scorso, ormai all’alba della 41 settimana.
Ho elaborato una teoria, sulla base delle mie ormai fondatissime conoscenze scientifiche in materia, in base alla quale i monitoraggi superato il termine sono studiati non solo per controllare la salute fetale (per quanto sia impressionante continuare a chiamare “feto” – parola cacofonica con strane assonanze – un tipo di più di tre chili che ormai rischi di sentir parlare se ti tappi le orecchie!), ma anche per offrire alla puerpera una serie di stimoli, stress e aberrazioni degne del film Il medico della mutua, che possono agevolare il travaglio.
Senza contare che inizio a credere che il Policlinico non abbia un centralino, bensì una signora con voce gentile che, probabilmente da casa, risponde, finge di passare le telefonate a un reparto competente e poi le riprende per rispondere – diciamo – improvvisando alle domande dei questuanti. Questo dubbio, già insortomi nei giorni precedenti, è stato confermato nuovamente con la telefonata di domenica.
“ Salve. Sono…bla..bla…bla…Potrei parlare con l’ambulatorio Gravidanze Oltre il Termine?”
“Aspetto in linea.”
Aspetto. Risponde una voce sospettosamente simile alla precedente.
“Salve. Io ho appuntamento lunedì alle 12 per il monitoraggio. Il mio medico curante però rientra lunedì pomeriggio quindi non mi sarà possibile portarvi l’impegnativa, che nessuno mi aveva detto sarebbe servita. Devo rimandare o…”
“Evabbè! Fa niente.”
“Ah…”
“Si…no…cioè…lei venga, facciamo il controllo poi vediamo.”
“Siamo sicuri? No perché sono un po’ pesante, stanca, isterica e a tratti strafottente in questi giorni, quindi mi risparmierei un giro a vuoto dall’altra parte della città!”
“No. No. Venga domani mattina presto che poi sistemiamo…che il controllo va fatto!”
“Si. Certo che va fatto. Era lo scopo della mia telefonata. Però…siamo sicuri…”
“Si. Si. Venga domani. Alle 8 però!”
Con questo escamotage il Policlinico permette di attivare una terapia veloce e assolutamente funzionale che permette di dare il via al travaglio ancora prima delle contrazioni seguendo questo semplicissimo iter amministrativo.
Il pacchetto consiste nel:

- Svegliarsi all’alba ed uscire al freddo per raggiungere l’altra parte della città.
- Imbottigliarsi nel traffico del 9 gennaio quando tutta la città rientra al lavoro dopo le feste e la faccia più allegra che trovi negli abitacoli circostanti sembra quella di Al Pacino in Insomnia (che bel film. Avrei voglia di rivederlo, ma se ne riparlerà tra qualche anno…)
- Arrivare al Policlinico dove ti hanno assicurato al corso pre-parto esserci comodissimi parcheggi rosa per le gravide a fianco all’ingresso e scoprire che sono due posti in un parcheggio di dieci labirintici chilometri e ovviamente sono occupati.
- Correre (si…vabbè…si fa per dire) per cinque chilometri di parcheggio e altrettanti di corridoi ospedalieri sprezzanti di pericoli quali carrozzine, medici che camminano alla cieca guardando cartelle, pedoni instabili e tanto altro.
- Saltare la colazione al bar dell’Ospedale con quel succulento cornetto con la marmellata di plastica fusa al gusto di albicocca.
- Venti minuti di attesa per il monitoraggio.
- Trenta minuti di attesa per sistemare la questione mancanza dell’impegnativa.
- Raggiungere la parte opposta dell’Ospedale per fare un’ecografia.
- Perdersi nel tentativo di raggiungere la parte opposta dell’Ospedale per fare un’ecografia.
- Attendere per fare l’ecografia, ma non solo…attendere nel corridoio “Ambulatori” tra Osteoporosi e Ortopedia, cioè tra gente disposta a tutto per un posto a sedere.
- Fare l’ecografia.
- Sentirsi dire “Ah…beh…si i tamponi sono negativi però c’era un batterio…strano che il suo ginecologo non le abbia dato niente, ma ormai è troppo tardi.”
- Circa un’ora di coda alle casse per non pagare niente essendo esente, ma giusto per consegnare un foglio.
- Passare il pomeriggio a prendere sommarie informazioni su internet sul batterio di cui sopra e piangere per ore per le parole “ma ormai è troppo tardi”.


A fine giornata, esausta, nessuna attendibile previsione sulla data del parto. Junior nuota felice nella sua piscina e io dopo un pomeriggio di paura, ansia e chiamate incessanti al ginecologo ero già disperata all’idea di dover ripetere l’iter giovedì mattina.

Poi succede che arriva a casa la persona con la quale condividi questa attesa e fa qualcosa per te che ti fa capire che lui sente che il nostro momento è prossimo e anche se ti metti a letto senza lavarti capelli perché ormai hai perso le speranze che ogni momento potrebbe essere quello giusto, nell’aria c’è un profumo diverso e la luce è quella delicata e intensa della luna piena.

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