Due gennaio.
Non solo. Lunedì. Due gennaio.
Si direbbe il giorno ideale per
prendere una botta di coscienza, improvvisa come una mattonata in faccia, che
l'anno è nuovo, ma la vita è quella vecchia. La solita fredda realtà dei primi
giorni dell’anno, passata la sbornia e digerito lo zampone.
Non solo. Quest’anno possiamo anche
andate oltre il solito luogo comune, perché prevedibilmente la vita non sarà
solo vecchia, ma, da quanto dicono i giornali, anche un po’ più difficile.
Insomma cose che fanno venir voglia di prendere la lista dei buoni propositi
dal comodino (si, quel foglietto che sta sotto il bicchiere ancora incrostato
dalle aspirine di ieri mattina) e dargli il lancio con fare beffardo.
Bene, questo è il comune sentire e poiché
“mal comune mezzo gaudio”, potete rallegrarvi almeno di essere in grande
compagnia.
IO NO!
Perchè? No, non sto per attirarmi la
vostra antipatia dichiarando astutamente via etere di aver vinto il
superenalotto, tutt'al più guadagnerò la vostra comprensione (o
compassione...).
Per me il nuovo anno non sarà come
quello vecchio perchè, in base a complessi conteggi sciamanici, tra una
settimana circa (?) dovrei partorire.
Immagino che voi identifichiate il
problema nella parola "partorire". Beh, io al momento lo trovo nella
parola "dovrei".
Si, perchè non sempre v'è certezza del
domani, soprattutto nelle cose di un certo peso. E qui in merito al peso ne
sappiamo qualcosa…
Nel caso in questione i diversi
sciamani interpellati hanno dato date orientativamente vicine al 7 gennaio.
Quindi per me entrare nell’anno nuovo
è stato un passaggio del tutto indifferente in questi giorni. Una cosa senza
senso (apparente), come cambiarsi i calzini.
Per entrare nel mio stato d’animo attuale
– anche voi, amiche che siete lontane dalla mia rotonda condizione - ecco un
esempio superficiale e quindi efficace.
Ora il fatto è questo: vi siete mai
chiesti qual è la fondamentale differenza, apparentemente vanesia, ma
profondamente psico-sociologica, tra il comprarsi un paio di scarpe in un
negozio e il comprarle on-line. A parte il grosso rischio di avere mal di piedi
comprando scarpe senza provarle (ma mai come in questo caso "chi è causa
del suo mal pianga se stesso"), la vera differenza sta nel fatto che
acquistando in un negozio si può felicemente uscire con il proprio oggetto del
desiderio in mano (per non dire già ai piedi) e poterne godere immediato
godimento, beneficio e compiacimento. Insomma quella sensazione di appagamento
spendaccione e consumistico che oggi richiede di essere immediatamente
dissetato quand'anche inutile. Se te le pigli on-line ti tocca aspettare. E
spesso non sai quanto...
Bene ora che ho reso l'idea di
paradigma facciamo lo sforzo di sostituire a un paio di scarpe (si, si, non
servivano, ma erano bellissime...) con qualcosa di meno effimero.
Ad esempio con l’attesa di qualcuno che
dovrebbe cambiarti la vita, cambiare te stessa, il tuo modo di vivere, di
essere, le tue priorità. Qualcuno grazie al quale l'anno nuovo non sarà vita
vecchia. Qualcuno che potrebbe cambiare la priorità dei tuoi problemi, che
probabilmente li moltiplicherà o ne toglierà alcuni declassandoli a inezie
(come il comprarsi un paio di scarpe). Qualcuno che potrebbe cambiare la
relazione con il vostro partner e non stiamo parlando di uno da nascondere
nell’armadio. Qualcuno che ti farà scoprire nuovi difetti e superarne altri. Che
(dicono...) ti farà sentire invincibile e idiota allo stesso tempo. Qualcuno
che ti sconvolge.
Ma stavolta non vale la panzana del
principe azzurro che arriva “quando meno te lo aspetti”. Sai che dopo nove mesi
arriva davvero.
Capite bene che al compimento del nono
mese di attesa...beh...uno inizia a sperare che le poste non sbaglino sul
giorno di consegna.
Quindi quest'anno io sono in una
categoria privilegiata, che può permettersi un personalissimo conto alla
rovescia e volendolo condividere con tante (si, vabbè si fa per dire) persone
che purtroppo mi sono lontane e magari alcune che sono nella mia condizione,
ecco il mio blog.
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