lunedì 27 febbraio 2012

Cadute di stile

E' inutile che continui a nascondermi. E' giunto il momento di fare outing. La verità è questa: io e i bambini fino a a poco tempo fa eravamo...per dirla alla Verdone...due universi avulsi. Non tanto per avversione nei confronti dei piccoli, ma per totale disinteresse per il loro allegro e colorato mondo. Insomma io ero quella capace di chiedere a un bambino di 6 mesi "Ma come sei carino! Come ti chiami?" e aspettare che mi rispondesse, per poi aggiungere davanti alla mamma spaesata "Ah...non parla ancora..." Ero quella che offriva caramelle a bambini nella culla convinta che potessero scartarla e insilarsela in bocca. Ero quella che diceva "quel bimbo avrà circa due anni" vedendo un bambino di quattro. Mi chiedevo se allattare non fosse doloroso con tutti quei dentini che mordicchiano...
Insomma nella scala delle mie competenze la puericultura era posizionata tra sciare e giocare a canasta. Cioè male. Molto male.
Nonostante questo non mi ero mai persa d'animo, convinta che nel momento del bisogno mi sarei rimboccata le maniche e tappata il naso per imparare quanto necessario. E' chiaro che nei primi quaranta giorni il neofita parte giustamente dai fundamentals. Così sono partita dalle nozioni base per una corretta e sana sopravvivenza mia e di Junior. Step by step.
Insomma come se uno decide di darsi alla celeberrima ippica...prima conosci la bestia poi inizierai a gareggiare. E' chiaro che la mia situazione di mamma alle prime armi mi ha permesso di imparare l'imprescindibile (sfamare, pulire, cullare, scaccolare, sbaciucchiare...), ma non ancora di elaborare un mio personale "stile" genitoriale.
Già...parole grosse...e come me ne sono accorta? Chiaramente grazie a un episodio stupido, che solitamente sono quelli che mi fanno riflettere, alla luce del famoso adagio "rifletti sul nulla, ma spesso".
In sostanza capita che i due maschi di casa mi spediscano a comprare un regalo per il compleanno di una seienne al quale siamo stati invitati, Sei anni. Femmina. Un capitolo che non avevo ancora letto, ma mi dico echeccivorrammai!
Già sapevo che un abbonamento a Vogue o due biglietti per l'opera non l'avrebbero fatta felice quanto la sottoscritta quindi mi sentivo già capace di scegliere il regalo perfetto.
Vado in un negozio di micro abiti e scelgo qualcosa sulla base delle mie scarse conoscenze. Qualcosa di rosa, pieno di cartoni animati e possibilmente sbrilluccicoso!
Io felice, bambina felice, mamma bambina felice.
Sbaglio la taglia, ma del resto...se mi dicono che compie cinque anni e poi ne compie sei...
Tutto quindi sembrava essere andato quasi per il meglio, fino a quando pochi giorni dopo leggo il blog-mamma di una di quelle mamme veramente cool. Quei blog con miglioni di fan, i banner dei negozi di moda per bambini e la mamma (che si finge mamma per caso) che va in tv, scrive sui giornali per signore e pubblica con gli editoroni.
Una blogger-mama talmente cool dedica post alla moda bimbo nel nord Europa citando come esempio della banalità e dell'omologazione della moda baby italiota le "solite magliette con Titti glietterato".
Ora sorge spontanea la domanda. Ma tu cosa cos'hai regalato alla creatura?
E la risposta viene da sola..............e nel caso non ci foste arrivati dico solo la parola "Titti".
Quindi ho capito di essere talmente alle prime armi da considerare "bello" ciò che per gli esperti è "banale e un pò cafone".
Mi sono sentita come una che ha ancora tanta strada da fare. Come una che vuole fare il critico cinematografico e giudica una buona commedia i film di Boldi. Come un'amica che anzichè regalarti i biglietti per l'Opera ti regala...chessò...un anello da pollice, un paio di camperos o una felpa bianca Baci&Abbracci.
Ancora tanta strada prima di conquistare il premio della critica...

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