lunedì 5 marzo 2012

Lasciare casa o…tornare a casa.



Capita, davanti alla prospettiva di tre giorni e tre notti sola con Junior, di pensare “vabbè quasi quasi me ne torno qualche giorno da mammà…” e che SS sia pure d’accordo (O_O)
Capita anche di pensare che è la prima volta da quando ho fatto qualcosa di serio nella vita. E stavolta non stiamo parlando di quella volta che sono tornata con le valigie da Roma perché non trovavo più uno straccio di lavoro, non immaginando che lì sarebbe stato peggio, o da Milano convinta a intraprendere una carriera da libera professionista prima di imbattermi nei peggiori ciarlatani della città.
Capita di pensare che stavolta torno con una valigia carica di un paio mutande per me e un centinaio di cambi per un neonato.
Capita di pensare che non sarà poi così difficile, è passato tanto tempo. Cosa può capitare?

Capita di vedere una madre di ghiaccio, sciogliersi come burro a un rigurgito di Junior.
Capita di stupirsi vedendo zio Paul addormentare Junior con la facilità di un incantatore di serpenti.
Capita di vedere la tua stanza del liceo e dormire con i libri che continui a dire questi devo portarmeli via.
Capita di aver paura a dormire nel tuo letto singolo da sola…perché Junior si ostina a dormire solo in prima posizione (sopra di me a braccia conserte…).
Capita di aprire un cassetto in cerca di un fermaglio, trovare foto d’annata e passare una serata a sparpagliarle sul pavimento
Capita di aver fatto un elenco mentale di posti che Junior doveva vedere e, una volta lì con lui, sentire che è come se li conoscesse già da quando eravamo due cuori e una panza.
Capita di vedere un chiodo appeso alla parete e il segno sul muro di un quadro che era la tua laurea e ora sta in uno scatolone lontano a prendere polvere. Sia il quadro che la laurea.
Capita di rivedere volti di persone che ti vogliono bene e immediatamente vogliono bene anche a Junior.
Capita di passeggiare, sentirti chiamare e non girarti perché non sei più abituata a incontrare gente che ti conosce per strada e invece chiamava proprio te.
Capita di rivedere un’amica di un tempo passato col pancione e la faccia spaventata che avevi tu qualche mese fa.
Capita di trovare fogli scritti da chi ti aveva spezzato il cuore facendoti talmente tanto male da non ricordartene più.
Capita di non saper resistere alla cucina di casa anche quando la tua produzione lattea rischia di risentirne.
Capita di voler comporre un numero di telefono e poi dire ma no, è passato tanto tempo.
Capita di racimolare ancora un po’ di cose che vuoi portare con te. Che saranno inutili, che non saprai dove mettere, ma che forse porteranno con loro questo odore.
Capita di aver voglia di ascoltare una playlist, che non ascolti da quando dormivi in quel letto e la tua cultura musicale era rupestre, e sentir cantare dopo anni tutte le strade portano a te
Capita che una persona cara regali a Junior un carillon, che la nonna lo usi per farlo addormentare e che la prima sera che sarete a casa da soli quella ninna nanna serva più  te che a lui…
…allora capita di risentire nelle orecchie il ritornello di quella canzone…
lascia che piova pure

1 commento:

  1. Sempre scritti straordinari, con una naturalezza e delicatezza estreme!

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