giovedì 9 febbraio 2012

Cervello in fuga

La notizia è di quelle che - come disse parecchi anni fa un mio amico parecchio caro – cambiano l’ordine delle cose.

Ebbene il mio giovane (più giovane di me quindi veramente giovane!) fratello Paul si laurea.

Esatto mio fratello. Quello che ha passato anni a lanciarmi gavettoni aprendo a sorpresa la porta del bagno mentre ero in seduta di gabinetto con la Settimana Enigmistica. Quello che chiamo Paul da molti anni pur non chiamandosi Paolo. Tanti anni da non ricordarmi neanche il perché. Ricordo che era qualcosa che aveva a che fare con il nome di un travestito, ma – prima di dare adito a sospetti di marrazziana memoria – era solo uno scherzo di quelli che si fanno tra persone costrette a convivere per un  tempo troppo lungo. Quello che aiutavo a fare analisi logica e grammaticale alle medie.

Non che questo mi faccia sentire compartecipe del suo successo negli studi, ma sicuramente l’avvenimento mi ha portato a fare alcune riflessioni agrodolci.

Perché quando io mi sono laureata credevo di aver tagliato un traguardo che sarebbe rimasto una pietra nella storia della mia vita (e all’epoca non prendevo in considerazione l’idea che la mia vita adulta potesse non essere straordinaria) e se mi avessero detto allora che quello che usavano chiamare “pezzo di carta” si sarebbe dimostrato utile non più di un post-it sul quale annotare la lista della spesa non ci avrei mai creduto. Pensare che ora tocca a lui mi ha fatto ripensare a quei giorni e soprattutto a quelli che sono venuti dopo.

Ma non è tutto.

-           Complimenti Paul! La guerra è finita allora!

-           Eh…si grazie!

-           E…adesso? (voce titubante della sorella impicciona e giudicante)

-           Eh…sto cercando lavoro in Australia!

-           Ahahahahahah! E io e Junior passeremo le vacanze a fare trekking in Patagonia! Ahahahahahah!

-           No. E’ vero!

Fossi stata Junior mi sarebbe caduto il ciuccio. E lui non è uno scherza su certe cose. Perché di lavoro ne ha già perso uno ed era un lavoro sul quale contava davvero. Ha fatto qualche colloquio e deve aver sentito l’odore di ristagno che tira fuori dalle aule universitarie.

Allora è caduto anche lui nel grande inganno del meritoqualcosadimeglio o ha capito che se ha qualche carta da giocare è bene giocarsela subito?

Cederà anche lui alla dolorosa lusinga del cercare di diventare “quello che aveva sognato di diventare” o ha semplicemente capito che le prospettive economiche del Bel Paese stanno ammuffendo come un Bel Paese (quello che si mangia) dimenticato in frigo?

Forse perché ha visto che qui tocca accontentarsi, che è pericoloso sperare di svegliare lo status quo che dorme. Decidere, che so, di mettersi in proprio, di scrivere dei libri, di studiare con passione argomenti di nicchia di modico interesse per l'umanità, di fare politica senza sporcarti le mani e i pensieri, cercare di fare il notaio se tuo padre faceva dell'altrosperare in una carriera diplomatica se il tuo cognome non è almeno trino. Ma a vent'anni ami il pericolo e hai anche studiato duramente per affrontare questo pericolo, perché ti avevano assicurato che quello era il modo per uscirne, se non sul podio più alto, almeno a testa alta.

Forse ha già intuito che qualcosa è andato storto e per un istante ho pensato che tra le persone alle quali è andata storta annoverasse anche me.

Io che ero pronta a mettergli la verità in faccia. Per onestà. A dirgli le chimere, oltre a non farsi raggiungere per definizione, tendono anche a instradarti per cammini perniciosi, bui, intricati e labirintici dai quali spesso è difficile uscire. A dirgli che in greco chimera significa capra…e ci sarà un motivo. A metterlo in guardia per non trovarsi deluso, ma lui aveva già capito e trovato un piano B.



Quindi buona fortuna Paul! Armati (fino ai denti) e parti.

Per me è troppo tardi già da tempo e le mie armi sono arrugginite in un cassetto. Per Junior spero non lo sia mai e di saper aiutarlo ad affilare le sue.

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