So che chi mi conosce stenterà
a credermi, ma nella foto qui a fianco potete ammirare la seconda fioritura
della mia orchidea! Sembra incredibile, ma non solo non l’ho sterminata nel
giro di pochi giorni, ma nel giro di pochi mesi è anche rifiorita. Sarà la
maternità ad avermi reso una novella Demetra, dea della natura e delle messi, o
più prosaicamente un colpo di culo? Certamente la seconda, ma parto…volevo dire
inizio…(ci sono parole che per paura ho cancellato dal mio vocabolario e parto è una di queste) da qui per avere
un pretesto per parlare del mio primo mese da mamma.
Perché parlarne? Per due
motivi. Primariamente per poter dire anch’io quello che tutte direbbero in
merito al primo mese da mammifera. Secondariamente per aggiungere quello che
penso che magari altri si terrebbero per sé…
Insomma chiunque a un mese dal
parto riesce a dire le solite cose, solitamente riassumibili in è stata l’esperienza più bella della mia vita
e sono UN PO’ stanca. Anche perchè se
non lo facesse rischierebbe di essere presa per un’insensibile o una bugiarda o
entrambe le cose. Non volendo quindi sciorinare un sequel di personale amarcord
e neanche proseguire nelle lamentele in merito al cambio dei miei ritmi di
vita, ho ripensato alla parte più intima e speciale di questo primo mese col
neonato. Cioè il faticoso tentativo di conoscere questo piccolo estraneo che mi
sono portata a casa. Questa è la vera novità per le nuove mamme, una volta
fatto l’enorme sforzo di prendere coscienza che l’esserino, pur essendo uscito
da te, non è te! E tutto sommato, nel mio caso, buon per lui…
Così ecco in un mese di
convivenza night&day cos’ho imparato di Junior.
Adora la mia
cucina! Adora famelico la mia cucina! Si…per ora il menu è un po’
monocorde, ma ho tutta l’impressione che nel tempo sarà il tipo d’uomo che
userà spesso l’espressione comelofacevamiamamma.
Problemi di chi verrà al posto mio…
Continua a essere convito che dormire di giorno sia una perdita di tempo.
Non che occupi il tempo in maniera molto costruttiva, per lo più guarda il
soffitto, fuori dalla finestra o piange, ma sull’idea di base la pensa come me.
Adora le mie
playlist della buona notte! O quanto meno ascoltandole si
addormenta, quindi o gli piacciono o…meglio dormire.
Non è un tipo
prevedibile. La prima volta che ci siamo guardati negli occhi è
andata più o meno così. Mi aspettavo una cosa tipo imprinting alla Lorenz. Uno
sguardo che per sempre ci avrebbe reso inseparabili, ma sono cose che succedono
solo nei film. Junior mi ha fissato, col suo occhio color cobalto un po’ vacuo,
ha smesso di piangere, ha sentito la voce dell’assistente sala parto (alias suo
padre), lo ha fissato intensamente e ha fatto quell’espressione che sapeva
tanto di “Bene…bene…quindi questa è la faccia delle voci che mi parlano da nove
mesi…bene…bene…”
E’ un tipo
guardingo. Scruta gli estranei, non si fida degli altri, al buio
fa la guardia. Credo che tutto questo da grande potrebbe avere una certa
utilità…per lui o quanto meno per smettere di pagare il metronotte!
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2OBN8-6TKiwTSq69nLM2FH2AEcGnCIFiIp_Kp4UZlofQvTZkgEF4VmUuiZWts5aZwssPMQ3Ol57XBNWcB4XeNJctzQTG2Myh5Mdwj01xQagC-iE7woS1REQa9CSSkRdMOqtty75GolSM/s200/foto(6).jpg)
Esistono poi una serie di
luoghi comuni sulla maternità. Diciamo che in questi giorni ho avuto il tempo
di elaborare una mia posizione in merito che cerco di riassumere.
Si. E’ inevitabile diventare
immediatamente quel tipo di persona.
Nella tua vita “di prima” potevi essere chiunque. Una comica, una professorona
universitaria, un’attenta politologa, un luminare della scienza, una storica,
un’inguaribile mattacchiona, una fashion victim (ammesso che facciano figli), ma
dopo diventerai quella che parla solo di pannolini, poppate, cacche, curve di
crescita e Napisan. Mi sento più a mio agio parlando con altre giovani madri
(le vecchie sono troppo saccenti!) che con mie amiche senza figli perché mi
accorgo di essere noiosa. Aggiungi che da circa quattro mesi sono agli arresti
domiciliari (prima per il mal di schiena, poi per la super-panza, poi per il
koala Junior), capite che la mia rosa di argomenti non va oltre alle offerte
del supermercato sotto casa o ai ruttini di Junior. Mi stupisco di non aver
ancora sorpreso l’altro uomo di questa casa intrattenere conversazioni davanti
allo specchio.
No. Non ti fa sentire definitivamente
realizzata come donna. Continuo a
credere che ci sia posto anche per altre cose. E stato un evento importante,
indimenticabile, eccezionale e (stavolta) davvero “per sempre”, ma credo resti spazio
anche per altre cose. Che nella mia vita non ci siano…beh…questo è un altro
problema. So che penserete che io sia un mostro. Poco male. Non è la prima
volta che me lo dicono e vi assicuro che le altre volte era stato per cose
molto più serie.
Si. Gli eventi importanti
della vita ti insegnano quali persone ti
sono vicino in modo importante. Amiche del liceo che non si sono
dimenticate di te, amiche di sempre che si sono fatte in quattro, conoscenti
con un pensiero che non ti aspettavi. Ma anche parenti che si offendono perché
non li hai richiamati a tre giorni dal parto e se ne lamentano con tua madre (infami!),
conoscenti che ti incontrano in giro e ti apostrofano con “non ti sei più fatta
viva!” e, come sempre, dispensatori di varia estrazione di parole di troppo.
Come sempre quindi, cose che fanno piacere e cose che fanno male.
Si. I neonati sanno muoverti a
tenerezza anche su cose per le quali
altri hanno meritato schiaffi. Nonostante fino a qualche tempo fa guardassi i
bambini con sospetto, sostenendo che fossero portatori di malattie respiratorie
come i piccioni, ora la mia asticella dell’autocontrollo si è molto abbassata. Esempi?
Beh…per dire solamente i migliori…Junior ha ruttato sonoramente in pubblico e
io ho esclamato “Bravo amore!”. La prima volta che mi ha vomitato addosso come
un idrante e io ho esclamato “Che carino!”.
Infine…è vero…in un film
dicevano:
Avere un figlio è come farsi un tatuaggio in faccia.
Devi essere molto convinto.
ma ti insegna anche il
significato della frase:
Passa più tempo con i bambini perché poi crescono.
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