lunedì 27 febbraio 2012

Cadute di stile

E' inutile che continui a nascondermi. E' giunto il momento di fare outing. La verità è questa: io e i bambini fino a a poco tempo fa eravamo...per dirla alla Verdone...due universi avulsi. Non tanto per avversione nei confronti dei piccoli, ma per totale disinteresse per il loro allegro e colorato mondo. Insomma io ero quella capace di chiedere a un bambino di 6 mesi "Ma come sei carino! Come ti chiami?" e aspettare che mi rispondesse, per poi aggiungere davanti alla mamma spaesata "Ah...non parla ancora..." Ero quella che offriva caramelle a bambini nella culla convinta che potessero scartarla e insilarsela in bocca. Ero quella che diceva "quel bimbo avrà circa due anni" vedendo un bambino di quattro. Mi chiedevo se allattare non fosse doloroso con tutti quei dentini che mordicchiano...
Insomma nella scala delle mie competenze la puericultura era posizionata tra sciare e giocare a canasta. Cioè male. Molto male.
Nonostante questo non mi ero mai persa d'animo, convinta che nel momento del bisogno mi sarei rimboccata le maniche e tappata il naso per imparare quanto necessario. E' chiaro che nei primi quaranta giorni il neofita parte giustamente dai fundamentals. Così sono partita dalle nozioni base per una corretta e sana sopravvivenza mia e di Junior. Step by step.
Insomma come se uno decide di darsi alla celeberrima ippica...prima conosci la bestia poi inizierai a gareggiare. E' chiaro che la mia situazione di mamma alle prime armi mi ha permesso di imparare l'imprescindibile (sfamare, pulire, cullare, scaccolare, sbaciucchiare...), ma non ancora di elaborare un mio personale "stile" genitoriale.
Già...parole grosse...e come me ne sono accorta? Chiaramente grazie a un episodio stupido, che solitamente sono quelli che mi fanno riflettere, alla luce del famoso adagio "rifletti sul nulla, ma spesso".
In sostanza capita che i due maschi di casa mi spediscano a comprare un regalo per il compleanno di una seienne al quale siamo stati invitati, Sei anni. Femmina. Un capitolo che non avevo ancora letto, ma mi dico echeccivorrammai!
Già sapevo che un abbonamento a Vogue o due biglietti per l'opera non l'avrebbero fatta felice quanto la sottoscritta quindi mi sentivo già capace di scegliere il regalo perfetto.
Vado in un negozio di micro abiti e scelgo qualcosa sulla base delle mie scarse conoscenze. Qualcosa di rosa, pieno di cartoni animati e possibilmente sbrilluccicoso!
Io felice, bambina felice, mamma bambina felice.
Sbaglio la taglia, ma del resto...se mi dicono che compie cinque anni e poi ne compie sei...
Tutto quindi sembrava essere andato quasi per il meglio, fino a quando pochi giorni dopo leggo il blog-mamma di una di quelle mamme veramente cool. Quei blog con miglioni di fan, i banner dei negozi di moda per bambini e la mamma (che si finge mamma per caso) che va in tv, scrive sui giornali per signore e pubblica con gli editoroni.
Una blogger-mama talmente cool dedica post alla moda bimbo nel nord Europa citando come esempio della banalità e dell'omologazione della moda baby italiota le "solite magliette con Titti glietterato".
Ora sorge spontanea la domanda. Ma tu cosa cos'hai regalato alla creatura?
E la risposta viene da sola..............e nel caso non ci foste arrivati dico solo la parola "Titti".
Quindi ho capito di essere talmente alle prime armi da considerare "bello" ciò che per gli esperti è "banale e un pò cafone".
Mi sono sentita come una che ha ancora tanta strada da fare. Come una che vuole fare il critico cinematografico e giudica una buona commedia i film di Boldi. Come un'amica che anzichè regalarti i biglietti per l'Opera ti regala...chessò...un anello da pollice, un paio di camperos o una felpa bianca Baci&Abbracci.
Ancora tanta strada prima di conquistare il premio della critica...

mercoledì 22 febbraio 2012

Cortesie per gli ospiti

Considerata l’assoluta disapprovazione che il mio blog sta raccogliendo tra i conoscenti, mi sono detta “perchè non trattare un altro tema davvero spinoso: le visite post partum!” No, non sto per parlare di visite mediche e lanciarmi in temi fastidiosamente ginecologici, ma di visite di amici e parenti a omaggio del pargolo.
Diciamo che dopo il lieto evento il mio rapporto con l'altrui che ardiva avventurarsi tra le mura domestiche è evoluto a fasi.

Prima decade post-partum. Considerando che attività da primate importanti nella socialità, quali sedermi in posizione eretta, mi erano se non precluse almeno difficili, l'idea di mostrarmi al pubblico mi allettava  più o meno quanto quella di essere presa a calci. In culo. In questa decade. Uniscici quella sensazione di adiposità, l’aspetto sciatto e bolso e il totale disinteresse a rendere il mio aspetto meno simile a quello del paziente zero di una rara epidemia di sconosciute origini, beh...direi che il quadro è completo.

Seconda decade post-partum. Sebbene nessuno si sia curato di evitarmi nella prima decade, parenti ed amici non sono ancora finiti! Il fatto che la mia compagnia sia piacevole più o meno come quella di una pubblicità progresso da tre minuti sull'allattamento al seno ripetuta all'infinito, mi fa capire che l'oggetto del loro interesse non sono io, bensì Junior che, da buon padrone di casa, quando sente più di tre voci estranee contemporaneamente non fa altro che dormire...ma, essendo figlio mio, credo finga per poi smettere senza pietà non appena se ne vanno.

Terza decade post-partum. Nonostante io sia ancora grassa, bolsa e presunta paziente zero, il mio bisogno di socialità inizia a farsi sentire serpeggiando e il mio abuso di tubo catodico mi spinge a parlare con personaggi immaginari che si aggirano nel salotto, ma sembrano non offendersi nel vedermi in vestaglia! Così mi faccio ffffurba. Glisso con scuse improbabili (eh…guarda Junior oggi è uscito. No, credo rientri tardi!) le visite perditempo da cinque ore di chiacchiere e tazza di the e accetto le visite utili.

Un esempio su tutti.
Mi aspettavano tre giorni e due notti sola con Junior, causa viaggio di lavoro di SS...o forse causa il raggiunto limite di sopportazione alle notti insonni e alla mia monotematica compagnia. Ma mi piace pensarlo al lavoro anzichè nascosto in un hotel dietro l'ufficio a godersi (e dico godersi) otto ore di sonno filate...
Ad ogni modo, il mio cortese fratello si è offerto di passare due giorni con noi per "farci compagnia” ignaro che la visita è tanto più utile quanto più hai confidenza con l’ospite.
-           Si, si, vieni Paul. Certo che mi fa piacere. No...No...non disturbi affatto!
Arrivato dopo il lungo viaggio, lo accolgo sulla porta già incappottata e insciarpata con Junior in carrozzina nel suo completino da campagna di Russia.
-           State uscendo?
-           Si! Ci porti al centro commerciale!
-          Quel posto che odi, che non frequenti, che dici vendere roba scadente e sempre troppo pieno di umanità?
-           Esatto! Solo i paracarri non cambiano opinione e nonostante io ci assomigli molto è il posto dove posso fare spesa e vedere il maggior numero di negozi possibili contemporaneamente, ma andare sola con Junior è troppo complesso, quindi appoggia le borse e andiamo!
Dopo tre ore di negozi, spesa, file alle casse, urla di Junior, incidenti carrelli-carrozzina con conseguenti insulti coatti, torniamo a casa.
-           Oh, grazie Paul per averci aiutato. Adesso dovresti sistemare la spesa…lo farei io, ma Junior ha fame! Ah…lo scatolame va sistemato in alto a destra in ordine alfabetico. Le uova in frigo in alto in ordine di scadenza. I detersivi là in basso in ordine di fornitore d’origine e la verdura fuori in balcone in ordine di chilometri di filiera…su dai…non fa così freddo fuori! Ah dimenticavo…ho tre chili di patate nel baule della macchina che dimentico sempre di scaricare. In ordine di grandezza ovviamente.
Ma non solo. Un’ora dopo infierisco senza pietà.
-           Ecco Junior ha mangiato! Io avrei proprio voglia di un risottino. In dispensa c’è tutto, pensaci tu? Sai allattare mi sfinisce.
E mi sdraio sul divano fingendo di non sentire il commento “ti sfinisce, ma non ti sfina…”
Ormai priva di scrupoli, imboccata l’ultima forchettata di risotto proseguo col piano.
-           Oh…Junior sta piangendo…vado un attimo in bagno. Ci pensi tu nel frattempo? Ci metto un second…
Dopo doccia, shampoo, piega, crema idratante, lavaggio denti e pulizia del viso esco dal bagno.
-           Oh…che bravo! Sei riuscito a farlo addormentare! E i piatti? Ci pensi tu? Io lo porto a letto.
E crollo inesorabilmente in una tranquilla notte di sonno intervallata da veloci poppate, non prima di aver lasciato un biglietto sullo specchio del bagno. “Avrebbe bisogno di una passatina…!”
Non so perchè, ma al mio risveglio ho trovato un biglietto “Scusa, avevo il dentista!”
Peccato...avevo appena cominciato...


giovedì 16 febbraio 2012

Inutili oggetti di design

Scrivo questo post per un uso gretto e strumentale per chiedere se qualcuno di voi ha trovato un modo comodo ed ergonomico per utilizzare il famigerato cuscino per l'allattamento. Per chi non lo sapesse allego una foto dell'elegante e discreto oggetto di design. Trattasi di ciambellone morbido che dovrebbe sostenere il lattante nella suzione alleviando il suo dolce peso dal provato, seppur muscoloso, avambraccio materno. Per svolgere questa funzione il suddetto deve essere posizionato a cintura alla vita della madre. Per stringere attualmente la mia vita basterebbe (forse) una popolosa catena umana di quelle che abbracciano le sequoie nelle manifestazioni ambientaliste. E' facile capire che per l'roganizzazione domestica degli spazi il cuscinone gigante per l'allattamento si è imposto in tutta la sua semicircolare importanza.

Senza contare che nonostante abbia accuratamente letto il libretto distruzione (si, senza accento) continuo a non trovare una posizione che permetta a Junior di mangiare non totalmente supino e quindi di evitare pericolose derive alla tracimazione del rigurgito. Ma tant'è, me l'avevano venduto tra i must have della neo-mamma...eggrazie....e adesso campeggia tra il divano e il letto senza alcun giovamento e prevedo che continuerà a non trovare il suo posto nel nostro piccolo mondo. In merito mi permetto di suggerirvi una azzeccata similitudine - da veri intenditori - con il misterioso oggetto di Superfantozzi. Riguardatevi il finale. E scusate se mi avvalgo di citazioni molto dotte per farmi bella, ma si sa, io sono pregna di sub-cultura nazionale popolare e il resto è solo fuffa!

http://www.youtube.com/watch?v=gQUEVMwHEZQ

lunedì 13 febbraio 2012

Un mese di te...e di me



So che chi mi conosce stenterà a credermi, ma nella foto qui a fianco potete ammirare la seconda fioritura della mia orchidea! Sembra incredibile, ma non solo non l’ho sterminata nel giro di pochi giorni, ma nel giro di pochi mesi è anche rifiorita. Sarà la maternità ad avermi reso una novella Demetra, dea della natura e delle messi, o più prosaicamente un colpo di culo? Certamente la seconda, ma parto…volevo dire inizio…(ci sono parole che per paura ho cancellato dal mio vocabolario e parto è una di queste) da qui per avere un pretesto per parlare del mio primo mese da mamma.
Perché parlarne? Per due motivi. Primariamente per poter dire anch’io quello che tutte direbbero in merito al primo mese da mammifera. Secondariamente per aggiungere quello che penso che magari altri si terrebbero per sé…
Insomma chiunque a un mese dal parto riesce a dire le solite cose, solitamente riassumibili in è stata l’esperienza più bella della mia vita e sono UN PO’ stanca. Anche perchè se non lo facesse rischierebbe di essere presa per un’insensibile o una bugiarda o entrambe le cose. Non volendo quindi sciorinare un sequel di personale amarcord e neanche proseguire nelle lamentele in merito al cambio dei miei ritmi di vita, ho ripensato alla parte più intima e speciale di questo primo mese col neonato. Cioè il faticoso tentativo di conoscere questo piccolo estraneo che mi sono portata a casa. Questa è la vera novità per le nuove mamme, una volta fatto l’enorme sforzo di prendere coscienza che l’esserino, pur essendo uscito da te, non è te! E tutto sommato, nel mio caso, buon per lui…
Così ecco in un mese di convivenza night&day cos’ho imparato di Junior.

Adora la mia cucina! Adora famelico la mia cucina! Si…per ora il menu è un po’ monocorde, ma ho tutta l’impressione che nel tempo sarà il tipo d’uomo che userà spesso l’espressione comelofacevamiamamma. Problemi di chi verrà al posto mio…
Continua a essere convito che dormire di giorno sia una perdita di tempo. Non che occupi il tempo in maniera molto costruttiva, per lo più guarda il soffitto, fuori dalla finestra o piange, ma sull’idea di base la pensa come me.
Adora le mie playlist della buona notte! O quanto meno ascoltandole si addormenta, quindi o gli piacciono o…meglio dormire.
Non è un tipo prevedibile. La prima volta che ci siamo guardati negli occhi è andata più o meno così. Mi aspettavo una cosa tipo imprinting alla Lorenz. Uno sguardo che per sempre ci avrebbe reso inseparabili, ma sono cose che succedono solo nei film. Junior mi ha fissato, col suo occhio color cobalto un po’ vacuo, ha smesso di piangere, ha sentito la voce dell’assistente sala parto (alias suo padre), lo ha fissato intensamente e ha fatto quell’espressione che sapeva tanto di “Bene…bene…quindi questa è la faccia delle voci che mi parlano da nove mesi…bene…bene…”
E’ un tipo guardingo. Scruta gli estranei, non si fida degli altri, al buio fa la guardia. Credo che tutto questo da grande potrebbe avere una certa utilità…per lui o quanto meno per smettere di pagare il metronotte!
Ama dormire su di me. Non con me. Non nel lettone. Non in braccio. Ama dormire su di me come una boule dell’acqua calda. E’ un po’ scomodo (per me…per lui è un atterraggio morbido), ma col tempo ci si fa l’abitudine. Un po’ perché mi arrenderei al sonno anche posizione equina, un po’ perché nessuno mi aveva mai fatto sentire tanto importante… (lo so…ci mancava solamente “mi fa sentire importante e mi fa ridere” per completare il quadro dell’uomo perfetto per la donna medio-decerebrata moderna però…dovevo pur dire qualcosa di scontato!).

 
Esistono poi una serie di luoghi comuni sulla maternità. Diciamo che in questi giorni ho avuto il tempo di elaborare una mia posizione in merito che cerco di riassumere.

Si. E’ inevitabile diventare immediatamente quel tipo di persona. Nella tua vita “di prima” potevi essere chiunque. Una comica, una professorona universitaria, un’attenta politologa, un luminare della scienza, una storica, un’inguaribile mattacchiona, una fashion victim (ammesso che facciano figli), ma dopo diventerai quella che parla solo di pannolini, poppate, cacche, curve di crescita e Napisan. Mi sento più a mio agio parlando con altre giovani madri (le vecchie sono troppo saccenti!) che con mie amiche senza figli perché mi accorgo di essere noiosa. Aggiungi che da circa quattro mesi sono agli arresti domiciliari (prima per il mal di schiena, poi per la super-panza, poi per il koala Junior), capite che la mia rosa di argomenti non va oltre alle offerte del supermercato sotto casa o ai ruttini di Junior. Mi stupisco di non aver ancora sorpreso l’altro uomo di questa casa intrattenere conversazioni davanti allo specchio.

No. Non ti fa sentire definitivamente realizzata come donna. Continuo a credere che ci sia posto anche per altre cose. E stato un evento importante, indimenticabile, eccezionale e (stavolta) davvero “per sempre”, ma credo resti spazio anche per altre cose. Che nella mia vita non ci siano…beh…questo è un altro problema. So che penserete che io sia un mostro. Poco male. Non è la prima volta che me lo dicono e vi assicuro che le altre volte era stato per cose molto più serie.

Si. Gli eventi importanti della vita ti insegnano quali persone ti sono vicino in modo importante. Amiche del liceo che non si sono dimenticate di te, amiche di sempre che si sono fatte in quattro, conoscenti con un pensiero che non ti aspettavi. Ma anche parenti che si offendono perché non li hai richiamati a tre giorni dal parto e se ne lamentano con tua madre (infami!), conoscenti che ti incontrano in giro e ti apostrofano con “non ti sei più fatta viva!” e, come sempre, dispensatori di varia estrazione di parole di troppo. Come sempre quindi, cose che fanno piacere e cose che fanno male.

Si. I neonati sanno muoverti a tenerezza anche su cose per le quali altri hanno meritato schiaffi. Nonostante fino a qualche tempo fa guardassi i bambini con sospetto, sostenendo che fossero portatori di malattie respiratorie come i piccioni, ora la mia asticella dell’autocontrollo si è molto abbassata. Esempi? Beh…per dire solamente i migliori…Junior ha ruttato sonoramente in pubblico e io ho esclamato “Bravo amore!”. La prima volta che mi ha vomitato addosso come un idrante e io ho esclamato “Che carino!”.

Infine…è vero…in un film dicevano:

Avere un figlio è come farsi un tatuaggio in faccia.
Devi essere molto convinto.

ma ti insegna anche il significato della frase:

Passa più tempo con i bambini perché poi crescono.

e questo sarei pronta a tatuarmelo in faccia.

giovedì 9 febbraio 2012

Cervello in fuga

La notizia è di quelle che - come disse parecchi anni fa un mio amico parecchio caro – cambiano l’ordine delle cose.

Ebbene il mio giovane (più giovane di me quindi veramente giovane!) fratello Paul si laurea.

Esatto mio fratello. Quello che ha passato anni a lanciarmi gavettoni aprendo a sorpresa la porta del bagno mentre ero in seduta di gabinetto con la Settimana Enigmistica. Quello che chiamo Paul da molti anni pur non chiamandosi Paolo. Tanti anni da non ricordarmi neanche il perché. Ricordo che era qualcosa che aveva a che fare con il nome di un travestito, ma – prima di dare adito a sospetti di marrazziana memoria – era solo uno scherzo di quelli che si fanno tra persone costrette a convivere per un  tempo troppo lungo. Quello che aiutavo a fare analisi logica e grammaticale alle medie.

Non che questo mi faccia sentire compartecipe del suo successo negli studi, ma sicuramente l’avvenimento mi ha portato a fare alcune riflessioni agrodolci.

Perché quando io mi sono laureata credevo di aver tagliato un traguardo che sarebbe rimasto una pietra nella storia della mia vita (e all’epoca non prendevo in considerazione l’idea che la mia vita adulta potesse non essere straordinaria) e se mi avessero detto allora che quello che usavano chiamare “pezzo di carta” si sarebbe dimostrato utile non più di un post-it sul quale annotare la lista della spesa non ci avrei mai creduto. Pensare che ora tocca a lui mi ha fatto ripensare a quei giorni e soprattutto a quelli che sono venuti dopo.

Ma non è tutto.

-           Complimenti Paul! La guerra è finita allora!

-           Eh…si grazie!

-           E…adesso? (voce titubante della sorella impicciona e giudicante)

-           Eh…sto cercando lavoro in Australia!

-           Ahahahahahah! E io e Junior passeremo le vacanze a fare trekking in Patagonia! Ahahahahahah!

-           No. E’ vero!

Fossi stata Junior mi sarebbe caduto il ciuccio. E lui non è uno scherza su certe cose. Perché di lavoro ne ha già perso uno ed era un lavoro sul quale contava davvero. Ha fatto qualche colloquio e deve aver sentito l’odore di ristagno che tira fuori dalle aule universitarie.

Allora è caduto anche lui nel grande inganno del meritoqualcosadimeglio o ha capito che se ha qualche carta da giocare è bene giocarsela subito?

Cederà anche lui alla dolorosa lusinga del cercare di diventare “quello che aveva sognato di diventare” o ha semplicemente capito che le prospettive economiche del Bel Paese stanno ammuffendo come un Bel Paese (quello che si mangia) dimenticato in frigo?

Forse perché ha visto che qui tocca accontentarsi, che è pericoloso sperare di svegliare lo status quo che dorme. Decidere, che so, di mettersi in proprio, di scrivere dei libri, di studiare con passione argomenti di nicchia di modico interesse per l'umanità, di fare politica senza sporcarti le mani e i pensieri, cercare di fare il notaio se tuo padre faceva dell'altrosperare in una carriera diplomatica se il tuo cognome non è almeno trino. Ma a vent'anni ami il pericolo e hai anche studiato duramente per affrontare questo pericolo, perché ti avevano assicurato che quello era il modo per uscirne, se non sul podio più alto, almeno a testa alta.

Forse ha già intuito che qualcosa è andato storto e per un istante ho pensato che tra le persone alle quali è andata storta annoverasse anche me.

Io che ero pronta a mettergli la verità in faccia. Per onestà. A dirgli le chimere, oltre a non farsi raggiungere per definizione, tendono anche a instradarti per cammini perniciosi, bui, intricati e labirintici dai quali spesso è difficile uscire. A dirgli che in greco chimera significa capra…e ci sarà un motivo. A metterlo in guardia per non trovarsi deluso, ma lui aveva già capito e trovato un piano B.



Quindi buona fortuna Paul! Armati (fino ai denti) e parti.

Per me è troppo tardi già da tempo e le mie armi sono arrugginite in un cassetto. Per Junior spero non lo sia mai e di saper aiutarlo ad affilare le sue.

martedì 7 febbraio 2012

Te l'avevo detto io / parte seconda

Dopo essere strenuamente salita sulla bilancia questa mattina, dedichiamo la speciale menzione de "Te l'avevo detto io...e infatti era una cazzata!" a tutti quelli (quelle...a pensarci bene...) che


NON PREOCCUPARTI DOPO IL PARTO PERDI TUTTI I CHILI!




lunedì 6 febbraio 2012

Blue Eyes

  

Junior Occhi Blu


                                                                 
                                                       
                                                          Mamma occhio pesto...

Il primo appuntamento

Ebbene ieri io e Junior avevamo un appuntamento. Il primo appuntamento, vale a dire il primo giorno in cui a un orario stabilito dovevamo presentarci in un luogo stabilito, relativamente lontano da casa.
Ora che la mia persona è imprescindibilmente legata a un mezzo di locomozione arcaico con quattro ruote con il mio piccolo clone dentro, il mio concetto di “lontano” comprende tutto ciò che sta oltre i tre isolati da casa.
Nella fattispecie l’appuntamento era a circa due isolati e mezzo alle 10.30. Ottimisticamente un obiettivo facile.
8.30 Suona la sveglia con trillo insolente e soprattutto inutile perché eravamo già in piedi da due ore nel pieno del nostro valzer poppata-passeggiata-ruttino-saltelli sul posto-manovre di deposito in culla-testa di mamma contro il muro.
8.45 Fine poppata. Sollecito l’elegante ruttino (rilevato dai sismografi di cui al post precedente), deposito Junior, vigile, ma apparentemente tranquillo e abbandono parti di pigiama per il corridoio cercando di raggiungere la doccia prima che ricominci a piangere.
8.50 Spalate tutine e body sporchi/bagnati/rigurgitati, abbandonati per il bagno con un “bleah” nel cuore della notte trascorsa, e tento una Flash Shower. Quel genere di toletta mattutina in cui cerchi di ottimizzare il tempo mettendo da parte i trattamenti estetici (anche quelli di base…) salvaguardando l’igiene personale. In altre parole tornare a usare – per far prima – le orrende pozioni shampoo&balsamo due in uno che non osavo versarmi in testa dai lontanissimi tempi in cui facevo i corsi di nuoto (si, anch’io un tempo sono stata giovane, sprovveduta e pure sportiva!!! O forse sportiva poiché sprovveduta.).
8.55 Risciacquo capelli e vagito sospetto di Junior.
9.00 Mi uso violenza e decido di lasciarlo piangere fino al capello asciutto. L’asciugacapelli copre i lamenti (miei). Sonounacattivamadre Sonounacattivamadre Sonounacattivamadre.
9.05 Toletta di Junior con pianto stranziante in sottofondo. Operazione che prende molto più tempo di quanto non ne abbia dedicato a me stessa, ma questo è ovvio poiché il ragazzino possiede più cosmetici non solo della sottoscritta, ma anche di Nicole Kidman e, nei momenti di nervosismo, ama farsi incremare e anche farmi pipì in faccia. Che vi devo dire…lo rilassa!
9.25 Cerco di scaldare un surrogato di caffè. Realizzo che ho seriamente bisogno di un gruppo di sostegno per sopportare l’astinenza da caffeina. Dicono sia il primo passo per uscirne…
9.26 Piange. Abbandono il tentativo di colazione, promettendo alla parte di me che ancora dorme nel mio cervello una tappa al bar.
9.45 Con Junior in braccio cerco qualcosa da mettermi. Qualcosa che non lasci trasparire con sfacciata evidenza che per nove mesi non mi sono minimamente curata di essere “di tendenza” e tanto meno di valorizzare le mie forme…Qualcosa che non sia evidentemente pre-maman , ma neanche del mio precedente guardaroba. Realizzare a quest’ora che tre quarti del mio guardaroba continua a essere troppo stretto sarebbe un colpo troppo duro. Duro come spiegare a me stessa che nonostante siano molto molto comodi non sono più incinta e non ho più scusanti per mettere i leggins. Mi stanno male.
9.55 Junior regala un rigurgito carpiato che riesce a sporcare se stesso, la tuta, cola fino al body, la mia maglia extra-large e parte dei miei capelli.
10.00 Ci cambiamo entrambi con un nuovo metodo di scelta. Randomico.
10.05 Imbacuccamento di Junior nel piumino High-Tech. Quello super caldo regalato dalla nonna, probabilmente in dotazione anche ai corpi speciali. Si lascia anche mettere i guanti con la facilità con cui avrei potuto infilarli alle zampe di un tacchino.
10.15 Tappa al bar tra gratificanti cori di checarinomaquantotempoha. Caffè d’orzo per rimpiangere il suo gusto insignificante e brioche per rimpiangere i tre quarti del mio guardaroba di cui sopra.
10.35 Arrivo affannoso a destinazione. Junior dorme dondolato nella carrozzina e io sono stanca come se avessi corso. Corso. Punto. Non lo faccio mai...credo sia faticoso.

E voi direte:
Almeno sei riuscita a vedere le tue amiche.
No!
Sei riuscita a farti un giro per saldi?
No!
Un'oretta di parrucchiere? Un massaggio? Una mostra? Un’ora in libreria?
No!
Ho portato Junior alla pesata settimanale, l'ho rivestito (già un po' piangente) e ce ne siamo tornati a casa.