E' inutile che continui a nascondermi. E' giunto il momento di fare outing. La verità è questa: io e i bambini fino a a poco tempo fa eravamo...per dirla alla Verdone...due universi avulsi. Non tanto per avversione nei confronti dei piccoli, ma per totale disinteresse per il loro allegro e colorato mondo. Insomma io ero quella capace di chiedere a un bambino di 6 mesi "Ma come sei carino! Come ti chiami?" e aspettare che mi rispondesse, per poi aggiungere davanti alla mamma spaesata "Ah...non parla ancora..." Ero quella che offriva caramelle a bambini nella culla convinta che potessero scartarla e insilarsela in bocca. Ero quella che diceva "quel bimbo avrà circa due anni" vedendo un bambino di quattro. Mi chiedevo se allattare non fosse doloroso con tutti quei dentini che mordicchiano...
Insomma nella scala delle mie competenze la puericultura era posizionata tra sciare e giocare a canasta. Cioè male. Molto male.
Nonostante questo non mi ero mai persa d'animo, convinta che nel momento del bisogno mi sarei rimboccata le maniche e tappata il naso per imparare quanto necessario. E' chiaro che nei primi quaranta giorni il neofita parte giustamente dai fundamentals. Così sono partita dalle nozioni base per una corretta e sana sopravvivenza mia e di Junior. Step by step.
Insomma come se uno decide di darsi alla celeberrima ippica...prima conosci la bestia poi inizierai a gareggiare. E' chiaro che la mia situazione di mamma alle prime armi mi ha permesso di imparare l'imprescindibile (sfamare, pulire, cullare, scaccolare, sbaciucchiare...), ma non ancora di elaborare un mio personale "stile" genitoriale.
Già...parole grosse...e come me ne sono accorta? Chiaramente grazie a un episodio stupido, che solitamente sono quelli che mi fanno riflettere, alla luce del famoso adagio "rifletti sul nulla, ma spesso".
In sostanza capita che i due maschi di casa mi spediscano a comprare un regalo per il compleanno di una seienne al quale siamo stati invitati, Sei anni. Femmina. Un capitolo che non avevo ancora letto, ma mi dico echeccivorrammai!
Già sapevo che un abbonamento a Vogue o due biglietti per l'opera non l'avrebbero fatta felice quanto la sottoscritta quindi mi sentivo già capace di scegliere il regalo perfetto.
Vado in un negozio di micro abiti e scelgo qualcosa sulla base delle mie scarse conoscenze. Qualcosa di rosa, pieno di cartoni animati e possibilmente sbrilluccicoso!
Io felice, bambina felice, mamma bambina felice.
Sbaglio la taglia, ma del resto...se mi dicono che compie cinque anni e poi ne compie sei...
Tutto quindi sembrava essere andato quasi per il meglio, fino a quando pochi giorni dopo leggo il blog-mamma di una di quelle mamme veramente cool. Quei blog con miglioni di fan, i banner dei negozi di moda per bambini e la mamma (che si finge mamma per caso) che va in tv, scrive sui giornali per signore e pubblica con gli editoroni.
Una blogger-mama talmente cool dedica post alla moda bimbo nel nord Europa citando come esempio della banalità e dell'omologazione della moda baby italiota le "solite magliette con Titti glietterato".
Ora sorge spontanea la domanda. Ma tu cosa cos'hai regalato alla creatura?
E la risposta viene da sola..............e nel caso non ci foste arrivati dico solo la parola "Titti".
Quindi ho capito di essere talmente alle prime armi da considerare "bello" ciò che per gli esperti è "banale e un pò cafone".
Mi sono sentita come una che ha ancora tanta strada da fare. Come una che vuole fare il critico cinematografico e giudica una buona commedia i film di Boldi. Come un'amica che anzichè regalarti i biglietti per l'Opera ti regala...chessò...un anello da pollice, un paio di camperos o una felpa bianca Baci&Abbracci.
Ancora tanta strada prima di conquistare il premio della critica...
lunedì 27 febbraio 2012
mercoledì 22 febbraio 2012
Cortesie per gli ospiti
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5Lw1xNmDER5ThtUxD1IE8WkbIul685HOBG85PfAsH00ZfMlaiJiXfjwVRXEqOGvyWHqEayrso35VtHeXBiB7lNMYQnLCCugY8bxrgUnyDPDf2lAVRat7Jj1YY3rJmfqSaFTzMiHTCQwc/s1600/Lavori+domestici.jpg)
Diciamo che dopo il lieto
evento il mio rapporto con l'altrui che ardiva avventurarsi tra le mura
domestiche è evoluto a fasi.
Prima decade post-partum.
Considerando che attività da primate importanti nella socialità, quali sedermi
in posizione eretta, mi erano se non precluse almeno difficili, l'idea di
mostrarmi al pubblico mi allettava più o meno quanto quella di essere
presa a calci. In culo. In questa decade. Uniscici quella sensazione di
adiposità, l’aspetto sciatto e bolso e il totale disinteresse a rendere il mio
aspetto meno simile a quello del paziente zero di una rara epidemia di
sconosciute origini, beh...direi che il quadro è completo.
Seconda decade post-partum.
Sebbene nessuno si sia curato di evitarmi nella prima decade, parenti ed amici
non sono ancora finiti! Il fatto che la mia compagnia sia piacevole più o meno
come quella di una pubblicità progresso da tre minuti sull'allattamento al seno
ripetuta all'infinito, mi fa capire che l'oggetto del loro interesse non sono
io, bensì Junior che, da buon padrone di casa, quando sente più di tre voci
estranee contemporaneamente non fa altro che dormire...ma, essendo figlio mio,
credo finga per poi smettere senza pietà non appena se ne vanno.
Terza decade post-partum.
Nonostante io sia ancora grassa, bolsa e presunta paziente zero, il mio bisogno
di socialità inizia a farsi sentire serpeggiando e il mio abuso di tubo
catodico mi spinge a parlare con personaggi immaginari che si aggirano nel
salotto, ma sembrano non offendersi nel vedermi in vestaglia! Così mi faccio
ffffurba. Glisso con scuse improbabili (eh…guarda Junior oggi è uscito. No,
credo rientri tardi!) le visite perditempo da cinque ore di chiacchiere e tazza
di the e accetto le visite utili.
Un esempio su tutti.
Mi aspettavano tre giorni e
due notti sola con Junior, causa viaggio di lavoro di SS...o forse causa il
raggiunto limite di sopportazione alle notti insonni e alla mia monotematica
compagnia. Ma mi piace pensarlo al lavoro anzichè nascosto in un hotel dietro
l'ufficio a godersi (e dico godersi) otto ore di sonno filate...
Ad ogni modo, il mio cortese
fratello si è offerto di passare due giorni con noi per "farci compagnia”
ignaro che la visita è tanto più utile quanto più hai confidenza con l’ospite.
-
Si, si, vieni Paul. Certo che mi fa piacere. No...No...non disturbi affatto!
Arrivato dopo il lungo
viaggio, lo accolgo sulla porta già incappottata e insciarpata con Junior in
carrozzina nel suo completino da campagna di Russia.
-
State uscendo?
-
Si! Ci porti al centro commerciale!
-
Quel posto che odi, che non frequenti, che dici vendere roba scadente e sempre
troppo pieno di umanità?
-
Esatto! Solo i paracarri non cambiano opinione e nonostante io ci assomigli
molto è il posto dove posso fare spesa e vedere il maggior numero di negozi
possibili contemporaneamente, ma andare sola con Junior è troppo complesso,
quindi appoggia le borse e andiamo!
Dopo tre ore di negozi,
spesa, file alle casse, urla di Junior, incidenti carrelli-carrozzina con
conseguenti insulti coatti, torniamo a casa.
-
Oh, grazie Paul per
averci aiutato. Adesso dovresti sistemare la spesa…lo farei io, ma Junior ha
fame! Ah…lo scatolame va sistemato in alto a destra in ordine alfabetico. Le
uova in frigo in alto in ordine di scadenza. I detersivi là in basso in ordine
di fornitore d’origine e la verdura fuori in balcone in ordine di chilometri di
filiera…su dai…non fa così freddo fuori! Ah dimenticavo…ho tre chili di patate
nel baule della macchina che dimentico sempre di scaricare. In ordine di
grandezza ovviamente.
Ma non solo. Un’ora dopo
infierisco senza pietà.
-
Ecco Junior ha mangiato! Io avrei proprio voglia di un risottino. In dispensa
c’è tutto, pensaci tu? Sai allattare mi sfinisce.
E mi sdraio sul divano
fingendo di non sentire il commento “ti sfinisce, ma non ti sfina…”
Ormai priva di scrupoli,
imboccata l’ultima forchettata di risotto proseguo col piano.
-
Oh…Junior sta piangendo…vado un attimo in bagno. Ci pensi tu nel frattempo? Ci
metto un second…
Dopo doccia, shampoo, piega,
crema idratante, lavaggio denti e pulizia del viso esco dal bagno.
-
Oh…che bravo! Sei riuscito a farlo addormentare! E i piatti? Ci pensi tu? Io lo
porto a letto.
E crollo inesorabilmente in
una tranquilla notte di sonno intervallata da veloci poppate, non prima di aver
lasciato un biglietto sullo specchio del bagno. “Avrebbe bisogno di una
passatina…!”
Non so perchè, ma al mio risveglio ho trovato un biglietto “Scusa, avevo il
dentista!”Peccato...avevo appena cominciato...
giovedì 16 febbraio 2012
Inutili oggetti di design
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif0OZOFR95x2hNuTl6sfFWss1s8QgezJvfcomgfqJTF0ZkDAvn8LA3WHVVYfcbidgP0GrQP4Dk9pI1TnOLNUgCAca4yQ53SZKq7AzkOOY-O5eyqiCiLep0ib2_PGNYLC465eILAtCVSgI/s200/Cuscino-Allattamento-Boppy_articolo_dettaglio.jpg)
Senza
contare che nonostante abbia accuratamente letto il libretto distruzione (si,
senza accento) continuo a non trovare una posizione che permetta a Junior di
mangiare non totalmente supino e quindi di evitare pericolose derive alla
tracimazione del rigurgito. Ma tant'è, me l'avevano venduto tra i must have
della neo-mamma...eggrazie....e adesso campeggia tra il divano e il letto senza alcun giovamento e
prevedo che continuerà a non trovare il suo posto nel nostro piccolo mondo. In
merito mi permetto di suggerirvi una azzeccata similitudine - da veri intenditori - con il misterioso
oggetto di Superfantozzi. Riguardatevi il finale. E scusate se mi avvalgo di citazioni molto dotte per
farmi bella, ma si sa, io sono pregna di sub-cultura nazionale popolare e il
resto è solo fuffa!
http://www.youtube.com/watch?v=gQUEVMwHEZQ
lunedì 13 febbraio 2012
Un mese di te...e di me
So che chi mi conosce stenterà
a credermi, ma nella foto qui a fianco potete ammirare la seconda fioritura
della mia orchidea! Sembra incredibile, ma non solo non l’ho sterminata nel
giro di pochi giorni, ma nel giro di pochi mesi è anche rifiorita. Sarà la
maternità ad avermi reso una novella Demetra, dea della natura e delle messi, o
più prosaicamente un colpo di culo? Certamente la seconda, ma parto…volevo dire
inizio…(ci sono parole che per paura ho cancellato dal mio vocabolario e parto è una di queste) da qui per avere
un pretesto per parlare del mio primo mese da mamma.
Perché parlarne? Per due
motivi. Primariamente per poter dire anch’io quello che tutte direbbero in
merito al primo mese da mammifera. Secondariamente per aggiungere quello che
penso che magari altri si terrebbero per sé…
Insomma chiunque a un mese dal
parto riesce a dire le solite cose, solitamente riassumibili in è stata l’esperienza più bella della mia vita
e sono UN PO’ stanca. Anche perchè se
non lo facesse rischierebbe di essere presa per un’insensibile o una bugiarda o
entrambe le cose. Non volendo quindi sciorinare un sequel di personale amarcord
e neanche proseguire nelle lamentele in merito al cambio dei miei ritmi di
vita, ho ripensato alla parte più intima e speciale di questo primo mese col
neonato. Cioè il faticoso tentativo di conoscere questo piccolo estraneo che mi
sono portata a casa. Questa è la vera novità per le nuove mamme, una volta
fatto l’enorme sforzo di prendere coscienza che l’esserino, pur essendo uscito
da te, non è te! E tutto sommato, nel mio caso, buon per lui…
Così ecco in un mese di
convivenza night&day cos’ho imparato di Junior.
Adora la mia
cucina! Adora famelico la mia cucina! Si…per ora il menu è un po’
monocorde, ma ho tutta l’impressione che nel tempo sarà il tipo d’uomo che
userà spesso l’espressione comelofacevamiamamma.
Problemi di chi verrà al posto mio…
Continua a essere convito che dormire di giorno sia una perdita di tempo.
Non che occupi il tempo in maniera molto costruttiva, per lo più guarda il
soffitto, fuori dalla finestra o piange, ma sull’idea di base la pensa come me.
Adora le mie
playlist della buona notte! O quanto meno ascoltandole si
addormenta, quindi o gli piacciono o…meglio dormire.
Non è un tipo
prevedibile. La prima volta che ci siamo guardati negli occhi è
andata più o meno così. Mi aspettavo una cosa tipo imprinting alla Lorenz. Uno
sguardo che per sempre ci avrebbe reso inseparabili, ma sono cose che succedono
solo nei film. Junior mi ha fissato, col suo occhio color cobalto un po’ vacuo,
ha smesso di piangere, ha sentito la voce dell’assistente sala parto (alias suo
padre), lo ha fissato intensamente e ha fatto quell’espressione che sapeva
tanto di “Bene…bene…quindi questa è la faccia delle voci che mi parlano da nove
mesi…bene…bene…”
E’ un tipo
guardingo. Scruta gli estranei, non si fida degli altri, al buio
fa la guardia. Credo che tutto questo da grande potrebbe avere una certa
utilità…per lui o quanto meno per smettere di pagare il metronotte!
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2OBN8-6TKiwTSq69nLM2FH2AEcGnCIFiIp_Kp4UZlofQvTZkgEF4VmUuiZWts5aZwssPMQ3Ol57XBNWcB4XeNJctzQTG2Myh5Mdwj01xQagC-iE7woS1REQa9CSSkRdMOqtty75GolSM/s200/foto(6).jpg)
Esistono poi una serie di
luoghi comuni sulla maternità. Diciamo che in questi giorni ho avuto il tempo
di elaborare una mia posizione in merito che cerco di riassumere.
Si. E’ inevitabile diventare
immediatamente quel tipo di persona.
Nella tua vita “di prima” potevi essere chiunque. Una comica, una professorona
universitaria, un’attenta politologa, un luminare della scienza, una storica,
un’inguaribile mattacchiona, una fashion victim (ammesso che facciano figli), ma
dopo diventerai quella che parla solo di pannolini, poppate, cacche, curve di
crescita e Napisan. Mi sento più a mio agio parlando con altre giovani madri
(le vecchie sono troppo saccenti!) che con mie amiche senza figli perché mi
accorgo di essere noiosa. Aggiungi che da circa quattro mesi sono agli arresti
domiciliari (prima per il mal di schiena, poi per la super-panza, poi per il
koala Junior), capite che la mia rosa di argomenti non va oltre alle offerte
del supermercato sotto casa o ai ruttini di Junior. Mi stupisco di non aver
ancora sorpreso l’altro uomo di questa casa intrattenere conversazioni davanti
allo specchio.
No. Non ti fa sentire definitivamente
realizzata come donna. Continuo a
credere che ci sia posto anche per altre cose. E stato un evento importante,
indimenticabile, eccezionale e (stavolta) davvero “per sempre”, ma credo resti spazio
anche per altre cose. Che nella mia vita non ci siano…beh…questo è un altro
problema. So che penserete che io sia un mostro. Poco male. Non è la prima
volta che me lo dicono e vi assicuro che le altre volte era stato per cose
molto più serie.
Si. Gli eventi importanti
della vita ti insegnano quali persone ti
sono vicino in modo importante. Amiche del liceo che non si sono
dimenticate di te, amiche di sempre che si sono fatte in quattro, conoscenti
con un pensiero che non ti aspettavi. Ma anche parenti che si offendono perché
non li hai richiamati a tre giorni dal parto e se ne lamentano con tua madre (infami!),
conoscenti che ti incontrano in giro e ti apostrofano con “non ti sei più fatta
viva!” e, come sempre, dispensatori di varia estrazione di parole di troppo.
Come sempre quindi, cose che fanno piacere e cose che fanno male.
Si. I neonati sanno muoverti a
tenerezza anche su cose per le quali
altri hanno meritato schiaffi. Nonostante fino a qualche tempo fa guardassi i
bambini con sospetto, sostenendo che fossero portatori di malattie respiratorie
come i piccioni, ora la mia asticella dell’autocontrollo si è molto abbassata. Esempi?
Beh…per dire solamente i migliori…Junior ha ruttato sonoramente in pubblico e
io ho esclamato “Bravo amore!”. La prima volta che mi ha vomitato addosso come
un idrante e io ho esclamato “Che carino!”.
Infine…è vero…in un film
dicevano:
Avere un figlio è come farsi un tatuaggio in faccia.
Devi essere molto convinto.
ma ti insegna anche il
significato della frase:
Passa più tempo con i bambini perché poi crescono.
giovedì 9 febbraio 2012
Cervello in fuga
La notizia è di quelle che - come disse parecchi
anni fa un mio amico parecchio caro – cambiano l’ordine delle cose.
Ebbene il mio giovane (più giovane di me quindi
veramente giovane!) fratello Paul si laurea.
Esatto mio fratello. Quello che ha passato anni a
lanciarmi gavettoni aprendo a sorpresa la porta del bagno mentre ero in seduta
di gabinetto con la Settimana Enigmistica.
Quello che chiamo Paul da molti anni pur non chiamandosi Paolo. Tanti anni da
non ricordarmi neanche il perché. Ricordo che era qualcosa che aveva a che fare
con il nome di un travestito, ma – prima di dare adito a sospetti di
marrazziana memoria – era solo uno scherzo di quelli che si fanno tra persone
costrette a convivere per un tempo
troppo lungo. Quello che aiutavo a fare analisi logica e grammaticale alle
medie.
Non che questo mi faccia sentire compartecipe del
suo successo negli studi, ma sicuramente l’avvenimento mi ha portato a fare
alcune riflessioni agrodolci.
Perché quando io mi sono laureata credevo di aver
tagliato un traguardo che sarebbe rimasto una pietra nella storia della mia
vita (e all’epoca non prendevo in considerazione l’idea che la mia vita adulta
potesse non essere straordinaria) e se mi avessero detto allora che quello che usavano
chiamare “pezzo di carta” si sarebbe dimostrato utile non più di un post-it sul
quale annotare la lista della spesa non ci avrei mai creduto. Pensare che ora
tocca a lui mi ha fatto ripensare a quei giorni e soprattutto a quelli che sono
venuti dopo.
Ma non è tutto.
- Complimenti
Paul! La guerra è finita allora!
- Eh…si
grazie!
- E…adesso?
(voce titubante della sorella impicciona e giudicante)
- Eh…sto
cercando lavoro in Australia!
- Ahahahahahah!
E io e Junior passeremo le vacanze a fare trekking in Patagonia! Ahahahahahah!
- No.
E’ vero!
Fossi stata Junior mi sarebbe caduto il ciuccio. E
lui non è uno scherza su certe cose. Perché di lavoro ne ha già perso uno ed
era un lavoro sul quale contava davvero. Ha fatto qualche colloquio e deve aver
sentito l’odore di ristagno che tira fuori dalle aule universitarie.
Allora è caduto anche lui nel grande inganno del meritoqualcosadimeglio
o ha capito che se ha qualche carta da giocare è bene giocarsela subito?
Cederà anche lui alla dolorosa lusinga del cercare
di diventare “quello che aveva sognato di diventare” o ha semplicemente capito
che le prospettive economiche del Bel Paese stanno ammuffendo come un Bel Paese
(quello che si mangia) dimenticato in frigo?
Forse perché ha visto che qui tocca accontentarsi,
che è pericoloso sperare di svegliare lo status quo che dorme. Decidere, che
so, di mettersi in proprio, di scrivere dei libri, di studiare con passione
argomenti di nicchia di modico interesse per l'umanità, di fare politica senza
sporcarti le mani e i pensieri, cercare di fare il notaio se tuo padre faceva dell'altrosperare in una carriera diplomatica se il tuo cognome non è almeno
trino. Ma a vent'anni ami il pericolo e hai anche studiato duramente per
affrontare questo pericolo, perché ti avevano assicurato che quello era il modo
per uscirne, se non sul podio più alto, almeno a testa alta.
Forse ha già intuito che qualcosa è andato storto
e per un istante ho pensato che tra le persone alle quali è andata storta annoverasse
anche me.
Io che ero pronta a mettergli la verità in faccia.
Per onestà. A dirgli le chimere, oltre a non farsi raggiungere per definizione,
tendono anche a instradarti per cammini perniciosi, bui, intricati e
labirintici dai quali spesso è difficile uscire. A dirgli che in greco chimera significa
capra…e ci sarà un motivo. A metterlo in guardia per non trovarsi deluso, ma
lui aveva già capito e trovato un piano B.
Quindi buona fortuna Paul! Armati (fino ai denti)
e parti.
Per me è troppo tardi già da tempo e le mie armi
sono arrugginite in un cassetto. Per Junior spero non lo sia mai e di saper
aiutarlo ad affilare le sue.
martedì 7 febbraio 2012
Te l'avevo detto io / parte seconda
Dopo essere strenuamente salita sulla bilancia questa mattina, dedichiamo la speciale menzione de "Te l'avevo detto io...e infatti era una cazzata!" a tutti quelli (quelle...a pensarci bene...) che
NON PREOCCUPARTI DOPO IL PARTO PERDI TUTTI I CHILI!
lunedì 6 febbraio 2012
Il primo appuntamento
Ebbene
ieri io e Junior avevamo un appuntamento. Il primo appuntamento, vale a dire il
primo giorno in cui a un orario stabilito dovevamo presentarci in un luogo
stabilito, relativamente lontano da casa.
Ora che la
mia persona è imprescindibilmente legata a un mezzo di locomozione arcaico con
quattro ruote con il mio piccolo clone dentro, il mio concetto di “lontano”
comprende tutto ciò che sta oltre i tre isolati da casa.
Nella
fattispecie l’appuntamento era a circa due isolati e mezzo alle 10.30. Ottimisticamente
un obiettivo facile.
8.30 Suona
la sveglia con trillo insolente e soprattutto inutile perché eravamo già in
piedi da due ore nel pieno del nostro valzer
poppata-passeggiata-ruttino-saltelli sul posto-manovre di deposito in culla-testa
di mamma contro il muro.
8.45 Fine
poppata. Sollecito l’elegante ruttino (rilevato dai sismografi di cui al post
precedente), deposito Junior, vigile, ma apparentemente tranquillo e abbandono
parti di pigiama per il corridoio cercando di raggiungere la doccia prima che
ricominci a piangere.
8.50
Spalate tutine e body sporchi/bagnati/rigurgitati, abbandonati per il bagno con
un “bleah” nel cuore della notte trascorsa, e tento una Flash Shower. Quel
genere di toletta mattutina in cui cerchi di ottimizzare il tempo mettendo da
parte i trattamenti estetici (anche quelli di base…) salvaguardando l’igiene
personale. In altre parole tornare a usare – per far prima – le orrende pozioni
shampoo&balsamo due in uno che
non osavo versarmi in testa dai lontanissimi tempi in cui facevo i corsi di
nuoto (si, anch’io un tempo sono stata giovane, sprovveduta e pure sportiva!!! O
forse sportiva poiché sprovveduta.).
8.55
Risciacquo capelli e vagito sospetto di Junior.
9.00 Mi uso
violenza e decido di lasciarlo piangere fino al capello asciutto. L’asciugacapelli
copre i lamenti (miei). Sonounacattivamadre Sonounacattivamadre
Sonounacattivamadre.
9.05
Toletta di Junior con pianto stranziante in sottofondo. Operazione che prende
molto più tempo di quanto non ne abbia dedicato a me stessa, ma questo è ovvio
poiché il ragazzino possiede più cosmetici non solo della sottoscritta, ma
anche di Nicole Kidman e, nei momenti di nervosismo, ama farsi incremare e
anche farmi pipì in faccia. Che vi devo dire…lo rilassa!
9.25 Cerco
di scaldare un surrogato di caffè. Realizzo che ho seriamente bisogno di un
gruppo di sostegno per sopportare l’astinenza da caffeina. Dicono sia il primo
passo per uscirne…
9.26
Piange. Abbandono il tentativo di colazione, promettendo alla parte di me che
ancora dorme nel mio cervello una tappa al bar.
9.45 Con
Junior in braccio cerco qualcosa da mettermi. Qualcosa che non lasci trasparire
con sfacciata evidenza che per nove mesi non mi sono minimamente curata di
essere “di tendenza” e tanto meno di valorizzare le mie forme…Qualcosa che non
sia evidentemente pre-maman , ma neanche del mio precedente guardaroba. Realizzare
a quest’ora che tre quarti del mio guardaroba continua a essere troppo stretto
sarebbe un colpo troppo duro. Duro come spiegare a me stessa che nonostante
siano molto molto comodi non sono più incinta e non ho più scusanti per mettere
i leggins. Mi stanno male.
9.55
Junior regala un rigurgito carpiato che riesce a sporcare se stesso, la tuta,
cola fino al body, la mia maglia extra-large e parte dei miei capelli.
10.00 Ci
cambiamo entrambi con un nuovo metodo di scelta. Randomico.
10.05
Imbacuccamento di Junior nel piumino High-Tech. Quello super caldo regalato
dalla nonna, probabilmente in dotazione anche ai corpi speciali. Si lascia
anche mettere i guanti con la facilità con cui avrei potuto infilarli alle
zampe di un tacchino.
10.15
Tappa al bar tra gratificanti cori di checarinomaquantotempoha.
Caffè d’orzo per rimpiangere il suo gusto insignificante e brioche per
rimpiangere i tre quarti del mio guardaroba di cui sopra.
10.35
Arrivo affannoso a destinazione. Junior dorme dondolato nella carrozzina e io
sono stanca come se avessi corso. Corso. Punto. Non lo faccio mai...credo sia
faticoso.
E voi
direte:
Almeno sei
riuscita a vedere le tue amiche.
No!
Sei
riuscita a farti un giro per saldi?
No!
Un'oretta
di parrucchiere? Un massaggio? Una mostra? Un’ora in libreria?
No!
Ho portato
Junior alla pesata settimanale, l'ho rivestito (già un po' piangente) e ce ne
siamo tornati a casa.
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