martedì 20 marzo 2012

Le parole che ti ho detto...ed erano veramente di troppo

La cosa bella delle giornate a casa con un neonato è che pur essendo sempre irrimediabilmente uguali sono sempre imprevedibili.
Ogni settimana c’è sempre il giorno storto che solitamente sottintende la stessa routine però perpetrata con simpatici imprevisti.
Esempio.
Junior che si sveglia alle otto dopo una notte a intervalli e mi guarda con quella faccia da “Ci svegliamo?” e io che cerco pietosamente di trascinarmelo nel letto perché ho letto in qualche libro inutile (di quelli che compri in gravidanza nello scaffale Pedagogia credendoci davvero) che sentire l'odore della mamma può tranquillizzarlo e per tutta risposta mi ritrovo a tentare di riprendere sonno con un nano nel letto che mi prende a calci, manate e rutti in faccia.
Allora mi alzo e, ancor prima di aver assunto una massiccia dose di surrogato di caffeina (valida a ricordarmi – qualora non fosse chiaro – che la mia vita non è più la stessa), suonano al citofono e mi tocca scendere a ritirare in vestaglia, con un aspetto repellente e Junior contrariatissimo in braccio, qualcosa dal postino. Solitamente qualcosa di spiacevole che arriva per raccomandata.
Poi inizia il valzer diurno. Poppata, cambio, pianto, accenno di pisolo, tentativo di pranzo, si sveglia, poppata, cambio, pianto, accenno di pisolo, tentativo di pulizia casa, si sveglia, etc…
Il tutto intervallato solo da piccoli e fastidiosi incidenti domestici. Tipo lacerazioni che tipicamente mi provoco cercando di accaparrarmi un pranzo in scatola di forma cilindrica con Junior in braccio. Cadute a terra di pannolini (dalla sbagliata, of corse…). Delicati strappi alla schiena nel tentativo di salvare Ciuccio che sta sempre per cadere nel luogo più batteriologicamente inadeguato.
Così guardo l’orologio sono le 15, sono in pigiama e Junior piange. Vabbè andiamo a fare una passeggiata e la spesa.
Mi vesto ascoltando le sue urla, indossi gli occhiali da sole più grandi che possiedo ed esco.
Lui ovviamente si addormenta non appena la carrozzina tocca il porfido per poi svegliarsi urlando quando mi siedo come un automa solitario su una panchina al parco per estrarre dalla borsa il giornale di una settimana fa o rallento per incolonnarmi alla cassa del supermercato dove ho dovuto inderogabilmente fermarmi. Dando il via - dimenticavo – al solito coro degli astanti: poverinohafame, poverninocom’èstanco, poverinoavràmicafreddoquialbancodeisalumi.
Rientro a casa e mi guardo in torno sconsolata perché la ragazza che due santissime ore la settimana viene a dare una ramazzatina mi ha bidonato con una scusa spiegatami via sms in italo-paraguaiano. La ragazza che tra l’altro sembra J-Lo, ma questo a SS non l’ho mai detto perché è già abbastanza umiliante che la guardi io dietro la mia tuta deforme desiderando le sue forme per vedere lo stesso desiderio nello sguardo di SS.
Faccio il bagno a Junior che è semplice come convincere un persiano a lanciarsi nella vasca (Gatto persiano. Non era una battuta storico-razziale sul fatto che i persiani fossero gente sporca perché sono troppo ignorante per saperlo).
E a quel punto inizio solo a sperare che non arrivi la telefonata di SS delle 18.45 che si svolge solitamente così:
- Stasera dovrei vedermi con Tizio…però...
- Mm?
- Sei sempre a casa sola…
- Eh…vabbé...digli di venire a cena…
- Ah! Si! Potrei…una cosa veloce…Ah. C’è anche Caia e se è libero dovrebbe venire anche Sempronio.
E in quel momento non solo mi ricordo che non mi lavo i capelli da tre giorni, ma anche che Tizio è un impiccione, Caia non gode della mia stima e Sempronio non l’ho mai visto, ma sicuramente non avremo molto da dirci. E mi odio per non voler mai assecondare la mia natura selvatica e antisociale.
Così preventivamente tento un lavaggio capello mentre Junior finge di dormire pronto a emettere vagiti straziati non appena lo scroscio d'acqua bagnerà la prima ciocca.
E a quel punto succede? Suona il telefono, ma è quello che non ti aspetti. Chiama il consultorio.
E voi penserete che i servizi sociali si siano finalmente accorti che non ce la posso fare a fare la mamma. No...solamente perché non ci vedono così lungo.
Per un motivo ovviamente meno importante, altrimenti non sarebbero servizi sociali statali. Il corso di massaggio del neonato.
Mi sovviene a quel punto di aver lasciato il mio numero un giorno (che mi sembra lontano) che ero andata inavvertitamente a pesare Junior in preda a una crisi da oddiononholatteabbastanza.
Mi sovviene anche di aver ricevuto una telefonata qualche giorno prima per sapere se ero "interessata" a questa primordiale, miracolosa e risolutiva disciplina, adatta a tutti i neonati anche a Junior che mal sopporta anche la Fissan sulle chiappe.
Io ingenuamente avevo anche risposto di essere "interessata", non di volermi iscrivere, di non aspettare altro da mesi o di essere pronta a firmare col sangue la mia presenza all' interessssantissssimo corso tenuto - per altro - dall'altra parte della città.
Alle 15 mi era anche sovvenuto che avremmo potuto andarci se solo non fossi stata in pigiama, Junior non fosse a metà spuntino, se in frigo ci fosse stato qualcosa più di un pinguino solitario nel secondo ripiano e avessi avuto una maglietta rigurgito-free per presentarmi in un consultorio senza aver paura di essere internata.
- Pronto, sono la Sing.ra X dell'USL, la chiamo per il corso.
- Ah...si...purtroppo oggi non siamo riusciti a uscire. Mi dispiace aver mancat...
- Si. Ho visto.
- ...
- E perché?
- Cosa perché?
- Perché ha mancato?
- Guardi perché ho in casa un neonato...sicuramente bisognoso di un massaggio neonatale...ma alle 15 anche bisognoso di mangiare quanto io di togliermi il pigiama...
- Si vabbè signora però...
- Non credevo di dover avvisare per giustificare l'assenza...
- Ma non per quello...però insomma...
- Insomma cosa? Faccio fatica a rispettare gli orari, ok? E' così difficile da immaginare? Sono sola, disorganizzata e ho un arretrato di ore di sonno sufficienti per poter dormire un mese intero...sa com'è...ammetto che il corso di massaggio tra gli obiettivi della mia giornata veniva dopo il fare colazione e alle 15 non era ancora il suo turno.
- Beh ma...TUTTE LE ALTRE MAMME CE L'HANNO FATTA.
- Cosa intende dire?
- No...niente...
- Che sono peggiore delle altre mamme forse? Non usi giri di parole? Si senta pure libera di infierire...
- Ma no...io...
- Si senta pure libera di sgridarmi perché le assicuro che stasera mi mancava davvero. Poi aggancio chiamo mia madre così potrò annotarmi tra qualche anno di dire alle maestre di Junior di fargli scrivere sulla mia tazza "Alla mamma peggiore del mondo!". Contenta?
- Ma Signora...venga a trovarci il nostro consultorio offre anche servizi di assistenza alle mamme in difficoltà...supporto psicologico...
- Vuol dire che sono pazza?
- Ma no!! A volte però fa bene parlare, confrontarsi, sentirsi meno sole...la parola di un esperto a volte...
- ...
Tutututututututututututu...

La maternità ti cambia. Non sempre in una persona migliore.

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