mercoledì 28 marzo 2012

Polvere

Diciamo pure che a me la parola polvere non è mai piaciuta.
Mi fa sempre pensare a cose poco piacevoli.
Ad esempio alla polvere sotto i tappeti, a quella sui mobili che non riesco a togliere da troppo tempo, al detersivo in polvere che rovescio sempre e si appiccica a terra.
Al film "Chiedi alla polvere" che non eguaglia il libro a sua volta un pò sopravvalutato.
A chi fa uso di polvere.
"Polvere di stelle" che ben si presta a far da titolo a romanzacci rosa o canzonette.
Alle polveri sottili che mi costringono a uscire a piedi (uff...sono stanca solo a pensarci!)
E da oggi Junior prende il latte in polvere.
Posso aggiungere un nuovo spiacevole pensiero..che anche la Natura abbia deciso di decretare che non sono tagliata per fare la mamma. Meglio fidarsi della chimica.
Già...spiacevoli pensieri...

martedì 20 marzo 2012

Le parole che ti ho detto...ed erano veramente di troppo

La cosa bella delle giornate a casa con un neonato è che pur essendo sempre irrimediabilmente uguali sono sempre imprevedibili.
Ogni settimana c’è sempre il giorno storto che solitamente sottintende la stessa routine però perpetrata con simpatici imprevisti.
Esempio.
Junior che si sveglia alle otto dopo una notte a intervalli e mi guarda con quella faccia da “Ci svegliamo?” e io che cerco pietosamente di trascinarmelo nel letto perché ho letto in qualche libro inutile (di quelli che compri in gravidanza nello scaffale Pedagogia credendoci davvero) che sentire l'odore della mamma può tranquillizzarlo e per tutta risposta mi ritrovo a tentare di riprendere sonno con un nano nel letto che mi prende a calci, manate e rutti in faccia.
Allora mi alzo e, ancor prima di aver assunto una massiccia dose di surrogato di caffeina (valida a ricordarmi – qualora non fosse chiaro – che la mia vita non è più la stessa), suonano al citofono e mi tocca scendere a ritirare in vestaglia, con un aspetto repellente e Junior contrariatissimo in braccio, qualcosa dal postino. Solitamente qualcosa di spiacevole che arriva per raccomandata.
Poi inizia il valzer diurno. Poppata, cambio, pianto, accenno di pisolo, tentativo di pranzo, si sveglia, poppata, cambio, pianto, accenno di pisolo, tentativo di pulizia casa, si sveglia, etc…
Il tutto intervallato solo da piccoli e fastidiosi incidenti domestici. Tipo lacerazioni che tipicamente mi provoco cercando di accaparrarmi un pranzo in scatola di forma cilindrica con Junior in braccio. Cadute a terra di pannolini (dalla sbagliata, of corse…). Delicati strappi alla schiena nel tentativo di salvare Ciuccio che sta sempre per cadere nel luogo più batteriologicamente inadeguato.
Così guardo l’orologio sono le 15, sono in pigiama e Junior piange. Vabbè andiamo a fare una passeggiata e la spesa.
Mi vesto ascoltando le sue urla, indossi gli occhiali da sole più grandi che possiedo ed esco.
Lui ovviamente si addormenta non appena la carrozzina tocca il porfido per poi svegliarsi urlando quando mi siedo come un automa solitario su una panchina al parco per estrarre dalla borsa il giornale di una settimana fa o rallento per incolonnarmi alla cassa del supermercato dove ho dovuto inderogabilmente fermarmi. Dando il via - dimenticavo – al solito coro degli astanti: poverinohafame, poverninocom’èstanco, poverinoavràmicafreddoquialbancodeisalumi.
Rientro a casa e mi guardo in torno sconsolata perché la ragazza che due santissime ore la settimana viene a dare una ramazzatina mi ha bidonato con una scusa spiegatami via sms in italo-paraguaiano. La ragazza che tra l’altro sembra J-Lo, ma questo a SS non l’ho mai detto perché è già abbastanza umiliante che la guardi io dietro la mia tuta deforme desiderando le sue forme per vedere lo stesso desiderio nello sguardo di SS.
Faccio il bagno a Junior che è semplice come convincere un persiano a lanciarsi nella vasca (Gatto persiano. Non era una battuta storico-razziale sul fatto che i persiani fossero gente sporca perché sono troppo ignorante per saperlo).
E a quel punto inizio solo a sperare che non arrivi la telefonata di SS delle 18.45 che si svolge solitamente così:
- Stasera dovrei vedermi con Tizio…però...
- Mm?
- Sei sempre a casa sola…
- Eh…vabbé...digli di venire a cena…
- Ah! Si! Potrei…una cosa veloce…Ah. C’è anche Caia e se è libero dovrebbe venire anche Sempronio.
E in quel momento non solo mi ricordo che non mi lavo i capelli da tre giorni, ma anche che Tizio è un impiccione, Caia non gode della mia stima e Sempronio non l’ho mai visto, ma sicuramente non avremo molto da dirci. E mi odio per non voler mai assecondare la mia natura selvatica e antisociale.
Così preventivamente tento un lavaggio capello mentre Junior finge di dormire pronto a emettere vagiti straziati non appena lo scroscio d'acqua bagnerà la prima ciocca.
E a quel punto succede? Suona il telefono, ma è quello che non ti aspetti. Chiama il consultorio.
E voi penserete che i servizi sociali si siano finalmente accorti che non ce la posso fare a fare la mamma. No...solamente perché non ci vedono così lungo.
Per un motivo ovviamente meno importante, altrimenti non sarebbero servizi sociali statali. Il corso di massaggio del neonato.
Mi sovviene a quel punto di aver lasciato il mio numero un giorno (che mi sembra lontano) che ero andata inavvertitamente a pesare Junior in preda a una crisi da oddiononholatteabbastanza.
Mi sovviene anche di aver ricevuto una telefonata qualche giorno prima per sapere se ero "interessata" a questa primordiale, miracolosa e risolutiva disciplina, adatta a tutti i neonati anche a Junior che mal sopporta anche la Fissan sulle chiappe.
Io ingenuamente avevo anche risposto di essere "interessata", non di volermi iscrivere, di non aspettare altro da mesi o di essere pronta a firmare col sangue la mia presenza all' interessssantissssimo corso tenuto - per altro - dall'altra parte della città.
Alle 15 mi era anche sovvenuto che avremmo potuto andarci se solo non fossi stata in pigiama, Junior non fosse a metà spuntino, se in frigo ci fosse stato qualcosa più di un pinguino solitario nel secondo ripiano e avessi avuto una maglietta rigurgito-free per presentarmi in un consultorio senza aver paura di essere internata.
- Pronto, sono la Sing.ra X dell'USL, la chiamo per il corso.
- Ah...si...purtroppo oggi non siamo riusciti a uscire. Mi dispiace aver mancat...
- Si. Ho visto.
- ...
- E perché?
- Cosa perché?
- Perché ha mancato?
- Guardi perché ho in casa un neonato...sicuramente bisognoso di un massaggio neonatale...ma alle 15 anche bisognoso di mangiare quanto io di togliermi il pigiama...
- Si vabbè signora però...
- Non credevo di dover avvisare per giustificare l'assenza...
- Ma non per quello...però insomma...
- Insomma cosa? Faccio fatica a rispettare gli orari, ok? E' così difficile da immaginare? Sono sola, disorganizzata e ho un arretrato di ore di sonno sufficienti per poter dormire un mese intero...sa com'è...ammetto che il corso di massaggio tra gli obiettivi della mia giornata veniva dopo il fare colazione e alle 15 non era ancora il suo turno.
- Beh ma...TUTTE LE ALTRE MAMME CE L'HANNO FATTA.
- Cosa intende dire?
- No...niente...
- Che sono peggiore delle altre mamme forse? Non usi giri di parole? Si senta pure libera di infierire...
- Ma no...io...
- Si senta pure libera di sgridarmi perché le assicuro che stasera mi mancava davvero. Poi aggancio chiamo mia madre così potrò annotarmi tra qualche anno di dire alle maestre di Junior di fargli scrivere sulla mia tazza "Alla mamma peggiore del mondo!". Contenta?
- Ma Signora...venga a trovarci il nostro consultorio offre anche servizi di assistenza alle mamme in difficoltà...supporto psicologico...
- Vuol dire che sono pazza?
- Ma no!! A volte però fa bene parlare, confrontarsi, sentirsi meno sole...la parola di un esperto a volte...
- ...
Tutututututututututututu...

La maternità ti cambia. Non sempre in una persona migliore.

sabato 17 marzo 2012

Desperately seeking spring

Dopotutto una cosa l'ho imparata. Nonostante la pigrizia e il grigiore personali, a volte uscendo a passeggiare con una carrozzina e una buona canzone nelle orecchie...puo' capitare di trovare il Sole fuori e magari entra anche dentro.

martedì 13 marzo 2012

Coliche. Qui tira una brutta aria.


Ebbene ho già dovuto farlo!
Fare una cosa che mi ha procurato molti più sensi di colpa della prima volta che ho saltato il cambio pannolino delle quattro del mattino perché avevo troppo sonno e non mi sembrava troppo sporco (Regola n.1 Trovarsi delle giustificazioni Regola n.2 La prima volta è sempre la più difficile). Più sensi di colpa di quella volta che ho ignorato che si fosse svegliato piangendo perché mi stavo asciugando i capelli per poi trovarmelo appallottolato nella coperta come un porcospino.
Ebbene l’ho fatto. L’ho iscritto all’asilo nido.
Ritornerò sull’argomento quando sarò psicologicamente più forte e avrò imparato a far spallucce davanti a tutti quelli che mi hanno informato con tatto che questo farà di Junior un adulto insicuro, psicologicamente instabile, bisognoso d’affatto e – mal che vada – una mente pericolosa. Grazie.
Ad ogni modo, l’operazione si è svolta compilando un format on-line. Che comodità il progresso in Italia– direte voi. Invece no. Perché prima compili il format on-line e poi devi andare allo sportello a consegnare il cartaceo. Un po’ come quando in gravidanza dovevo fare ore e ore di coda alla cassa del Policlinico per consegnare un foglio che attestasse che ero esente e non dovevo pagare niente. Utile davvero.
A parte questo compilare il format virtuale oltre a farmi sentire una pessima madre non virtuale mi ha permesso di scoprire, inserendo nel programmino le nostre date di nascita, che in questa casa tutti siamo nati di martedì.
E così uno pensa Oh, avrà sicuramente un significato!
Devo aggiungere per dovere di cronaca che se a pensarlo è una sostenitrice del “tutto succede per caso – non c’è un perché – la verità non è là fuori” allora ci troviamo di fronte a un’evidente deriva romantico-irrazionalista dovuta alla maternità. Sicuramente durerà poco.
Così vado su uno di quei siti dal titolo per me repellente tipo I sentieri della luce piuttosto che Pensieri di stelle e ti dicono ovviamente che, essendo nati sotto l’influenza di Marte, di nati di martedì – e cito – evidenziano un carattere irruente, battagliero e sanguigno. Non mancano doti di riflessività e di saggezza, sebbene l'essere pacati non sia un loro elemento specifico.
Vabbè questo poteva dirtelo anche mia madre…
Superato il breve momento di perdizione, torniamo alla realtà perché Junior ha le coliche. Molte coliche. Violentissime coliche. Ogni giorno e circa a ogni ora.
E’ straziante. Per lui e abbastanza anche per me. Perché fa male vederlo star male. Perché fa male non poter far niente per aiutarlo e anche non riuscire a fare nient’altro che pensare “vorrei tanto fare qualcosa per lui”.
Così per uscire da questa situazione di dolente immobilismo, provati in rapida successione con miserevoli risultati i seguenti rimedi:
  • Sciroppo omeopatico rabarbaro finocchio e liquirizia (e sfido io a stare meglio con quello…)
  • Cuscino riscaldabile ripieno di noccioli di ciliegio (blando palliativo)
  • Massaggino dopo il bagnetto (anni a pagare una massaggiatrice e non imparare niente!)
  • Litri e litri di tisana al finocchio per aiutare la mamma a espellere l’aria (e poi mi lamento di dormire da sola…)
  • Costosissimi fermenti lattici da conservare e assumere in cella frigorifera
  • Soffiare sul pancino di Junior (che mi ha preso per deficiente)
  • Tre diversi sciroppini prescritti dalla pediatra paventando un esaurimento, dei quali solo il più tragicamente potente (somministrato dalla sottoscritta ovviamente in preda ai sensi di colpa) sembra dare qualche effetto e permettere qualche ora di respiro a tutti quanti.
portiamo Junior da un pediatra luminare nel suo campo.
Il quale tranquillizza sul fatto che è tutto normale - e non so se stavolta avrei preferito sentirmi dire qualcosa di diverso – MA lui possiede il rimedio.
Non so se perché mi era stato raccomandato come un luminare o perché avesse appena confessato di aver avuto due gemelli, ma ho iniziato a guardarlo come se stesse per scrivere sul ricettario la famosa risposta alla domanda fondamentale su la vita, l'universo e tutto quanto e che stavolta non fosse  42.
-          Lacotbacillus!
-          Cioè devo dargli l’Actimel???
-          No. E’ un fermento specifico per neonati di ultimissima generazione con Lactobacillus. Sospenda ogni altra cura, gli dia questi e dopo due giorni di assunzione vedrà che passerà tutto.
-          Passerà…tutto…?
-          Esatto!
-          Sospendere…tutto…il resto?
-          Esatto!
-          Per due…due giorni?
-          Esatto! Guardi le scrivo tutto…
-          E in questi due…due…giorni…?
Il luminare alza gli occhi dal ricettario e mi guarda con una faccia che se non fosse stata così poco attraente sarebbe sembrata dire: Signora…QUESTA E’ SPARTA!
Ma dopo tutto noi siamo gente nata di martedì!

lunedì 5 marzo 2012

Lasciare casa o…tornare a casa.



Capita, davanti alla prospettiva di tre giorni e tre notti sola con Junior, di pensare “vabbè quasi quasi me ne torno qualche giorno da mammà…” e che SS sia pure d’accordo (O_O)
Capita anche di pensare che è la prima volta da quando ho fatto qualcosa di serio nella vita. E stavolta non stiamo parlando di quella volta che sono tornata con le valigie da Roma perché non trovavo più uno straccio di lavoro, non immaginando che lì sarebbe stato peggio, o da Milano convinta a intraprendere una carriera da libera professionista prima di imbattermi nei peggiori ciarlatani della città.
Capita di pensare che stavolta torno con una valigia carica di un paio mutande per me e un centinaio di cambi per un neonato.
Capita di pensare che non sarà poi così difficile, è passato tanto tempo. Cosa può capitare?

Capita di vedere una madre di ghiaccio, sciogliersi come burro a un rigurgito di Junior.
Capita di stupirsi vedendo zio Paul addormentare Junior con la facilità di un incantatore di serpenti.
Capita di vedere la tua stanza del liceo e dormire con i libri che continui a dire questi devo portarmeli via.
Capita di aver paura a dormire nel tuo letto singolo da sola…perché Junior si ostina a dormire solo in prima posizione (sopra di me a braccia conserte…).
Capita di aprire un cassetto in cerca di un fermaglio, trovare foto d’annata e passare una serata a sparpagliarle sul pavimento
Capita di aver fatto un elenco mentale di posti che Junior doveva vedere e, una volta lì con lui, sentire che è come se li conoscesse già da quando eravamo due cuori e una panza.
Capita di vedere un chiodo appeso alla parete e il segno sul muro di un quadro che era la tua laurea e ora sta in uno scatolone lontano a prendere polvere. Sia il quadro che la laurea.
Capita di rivedere volti di persone che ti vogliono bene e immediatamente vogliono bene anche a Junior.
Capita di passeggiare, sentirti chiamare e non girarti perché non sei più abituata a incontrare gente che ti conosce per strada e invece chiamava proprio te.
Capita di rivedere un’amica di un tempo passato col pancione e la faccia spaventata che avevi tu qualche mese fa.
Capita di trovare fogli scritti da chi ti aveva spezzato il cuore facendoti talmente tanto male da non ricordartene più.
Capita di non saper resistere alla cucina di casa anche quando la tua produzione lattea rischia di risentirne.
Capita di voler comporre un numero di telefono e poi dire ma no, è passato tanto tempo.
Capita di racimolare ancora un po’ di cose che vuoi portare con te. Che saranno inutili, che non saprai dove mettere, ma che forse porteranno con loro questo odore.
Capita di aver voglia di ascoltare una playlist, che non ascolti da quando dormivi in quel letto e la tua cultura musicale era rupestre, e sentir cantare dopo anni tutte le strade portano a te
Capita che una persona cara regali a Junior un carillon, che la nonna lo usi per farlo addormentare e che la prima sera che sarete a casa da soli quella ninna nanna serva più  te che a lui…
…allora capita di risentire nelle orecchie il ritornello di quella canzone…
lascia che piova pure